Confartigianato Puglia, Ecco le imprese pugliesi più esposte alla concorrenza sleale del sommerso
Bari, 20/11/2014 – Sono ben 46.917 le imprese artigiane pugliesi esposte alla concorrenza sleale del sommerso. Un fenomeno in costante crescita a causa dell’acuirsi della crisi.
La recessione, infatti, può spingere verso pratiche, comportamenti e mezzi illeciti per ottenere un vantaggio a scapito dei competitori. In Puglia, i settori più esposti sono i servizi alla persona (parrucchieri, estetisti, pulitintolavanderie) che contano 12.421 aziende. Seguono le ditte di trasporto e magazzinaggio (3.956) e le attività di alloggio e ristorazione (3.181). Questi tre comparti contano 19.558 imprese, pari ad oltre un quarto (26,7 per cento) dell’artigianato regionale. E’ quanto rileva il Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati Istat e Unioncamere-Infocamere. Le attività a media esposizione alla concorrenza sleale sono le costruzioni (25.437), i servizi di informazione e comunicazione (518), la fabbricazione di macchinari ed apparecchiature (467), l’agricoltura e pesca (302), l’istruzione (200), la fabbricazione di apparecchiature elettriche e quelle per uso domestico non elettriche (183), la fabbricazione di mezzi di trasporto (103), l’estrazione di minerali da cave e miniere (69) e la fabbricazione di prodotti chimici (66). Per un totale di 27.359 imprese a media esposizione che, assieme a quelle ad alta esposizione (19.558), rappresentano il 64 per cento dell’artigianato regionale (73.302 imprese totali). Si stimano 253.400 occupati irregolari. Pari al 19,8 per cento degli addetti. Suddivisione per province. Bari conta 18.556 aziende artigiane esposte alla concorrenza sleale, di cui 5.050 nel settore dei servizi alla persona. Rappresentano il 62 per cento del totale delle imprese artigiane (29.858). Gli irregolari sono circa 106mila.
Seguono Lecce con 12.094 aziende, di cui 2.965 tra acconciatori, estetisti, istituti di bellezza. Corrispondono al 65 per cento del totale delle imprese (18.633). Gli irregolari sono 51mila. Al terzo posto c’è Foggia con 6.252 aziende, pari al 63 per cento del totale delle imprese (9.899). Gli irregolari sono 38.700. Poi Taranto con 5.082 aziende, pari al 67 per cento del totale delle imprese (7.624). Gli irregolari sono 33.300. Chiude Brindisi con 4.933 aziende, pari al 68
per cento del totale delle imprese (7.288). Gli irregolari sono 23.700. «I dati elaborati dal nostro Centro studi – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – evidenziano una situazione drammatica. La persistente situazione di crisi ha esacerbato una tendenza al sommerso tipica del nostro Paese, trasversale rispetto a tutti i settori economici ma più marcata in alcune aree di attività. Mi riferisco – precisa – alle imprese che operano nel campo dei servizi alla persona, dei trasporti e della ristorazione, letteralmente piagate dalla concorrenza sleale, dall’abusivismo e dal lavoro nero. Ormai da anni – ricorda Sgherza – Confartigianato conduce una battaglia senza tregua nei confronti degli abusivi e dell’utilizzo del lavoro irregolare. E’ una sfida che non si vince con i soli controlli, ma necessita di una costante opera di informazione dei clienti, perché è ai clienti che spetta la scelta finale. E’ necessario
spiegare loro che le imprese irregolari non solo danneggiano quelle oneste e anche l’economia, dato che non pagano alcuna tassa, ma molto spesso fanno correre seri rischi alla propria clientela. Lavorare in regola – aggiunge – significa essere sottoposti a severi controlli e seguire normative precise a tutela della sicurezza e della salute dei clienti e della collettività. Solo la consapevolezza dei rischi che si corrono affidandosi ad un abusivo o ad un’impresa irregolare – conclude il presidente – può guidare le scelte di coloro che, soli, hanno il potere di cambiare davvero questo stato di cose: i clienti». In Italia, risultano maggiormente esposte alla concorrenza sleale del sommerso 923.559 imprese artigiane, pari ai due terzi (66,5 per cento) dell’artigianato nazionale; gli addetti coinvolti sono 1.750.427, pari ad oltre metà (55,2 per cento) del totale. I comparti più colpiti sono: i servizi alla persona, con un tasso del 24,5 per cento, le attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (22,1 per cento), il trasporto e magazzinaggio (19,5 per cento). Questi tre settori contano 333.748 imprese artigiane, pari ad un quarto (24 per cento) dell’artigianato italiano e 650.743 addetti, pari ad un quinto (20,5 per cento) del totale degli occupati in imprese artigiane.