Ne abbiamo sentite e lette tante. È per questo che scriviamo questa lettera. Non per giocare in difesa, tanto meno per giustificare un lavoro lungo due anni all’incirca e condotto alla luce del sole. Ma, a questo punto, permetteteci un po’ di sano contraddittorio.
Cominciamo dalla trasparenza. La settimana scorsa in una sezione creata ad hoc sul sito ufficiale sono state pubblicate le voci di spesa di Lecce2019 nell’intero periodo di lavoro, comprensive di servizi, costi vivi e retribuzioni dello staff formato in maggior parte da giovani professionisti anche con esperienze all’estero. Profili professionali che sono stati selezionati da un coordinatore artistico, che qualcuno in questi giorni di dibattito ha ribattezzato “Lo straniero” per tirare la giacchetta a Camus, con quel senso di accoglienza e apertura che ci ha resi celebri nel mondo.
Importi al lordo e non al netto. Calcolatrice alla mano, provate a dividerli per i mesi di lavoro contrattualizzati e per monte ore che al giorno potevano variare dalle 14 e oltre, come richiesto da progetto. Sono così sproporzionati se comparati con le professionalità individuate, con le loro responsabilità e le attività specifiche svolte? Per noi Lecce2019 è stata energia, massima dedizione e lavoro. Molto lavoro, da togliere il fiato il più delle volte, cercando di raggiungere un territorio vastissimo, da Santa Maria di Leuca, passando per Brindisi, sino a Fasano e Taranto. Perché comunicare si può fare in tanti modi, accorciando le distanze per esempio, per attivare un filo diretto e personale con i cittadini. Si veda alla voce Open House, LUAC, QAC, Cluster, Zone della Curiosità, in e outdoor.
Abbiamo accolto i suggerimenti e i contributi di tutti: è così che sono nate le 8 Utopie e si sono sviluppate esperienze come il Mese e poi il Giorno dell’Eutopia. Nella visione a lungo termine che abbiamo immaginato con i cittadini, abbiamo segnalato le open call come strumento “principe” di reclutamento di personale e idee per la Fondazione. E nel futuro avrebbe interessato tutti i livelli secondo delle modalità di trasparenza e criteri di oggettività che gli stessi operatori culturali delle province di Lecce e Brindisi ci hanno indicato nel Manifesto Culturale. Speravamo di continuare in questa direzione: in modo che fino al 2019 diventasse prassi.
Per raggiungere l’obiettivo si è anche investito. Lecce2019 è stata sostenuta da amministrazioni pubbliche, imprenditori, associazioni del terzo settore, docenti universitari, artisti, sportivi, musicisti, imprenditori, movimenti, professionisti e volontari che ci hanno affiancato in questo percorso. C’è chi lo ha fatto in termini di esperienza, di tempo, di competenze impagabili ma anche in termini economici, i cui dati vi invitiamo a confrontare consultando anche le pagine delle altre città italiane inserite nella short list.
Abbiamo promosso valori come la cittadinanza attiva, la salute pubblica, l’arte come motore di trasformazione sociale, l’inclusione, l’accessibilità, la scuola pubblica, il potenziale umano, la tutela del paesaggio in una visione di futuro e come “lascito” alle generazioni future e oggi non crediamo si sia trattato di un errore: con lo stesso concept e staff si è superata la prima fase nella corsa in una competizione internazionale in cui pochi credevano.
Per fare un’analisi critica che sia realistica e abbia una certa utilità per il futuro, si dovrebbe analizzare in modo combinato, ampio e più attento fatti e documenti: dalle linee guida alle buone prassi dell’UE sulle capitali europee della cultura, alle regole della competizione, ai report della giuria della prima fase (con 22 città candidate), fino a quelli della seconda fase, in modo comparato anche rispetto a tutti i dossier delle città finaliste. Ognuno potrà esprimere il proprio giudizio, che resterà comunque discrezionale come quello della giuria, ma perlomeno si baserà su una conoscenza più approfondita ed oggettiva e potrà risultare, così, un po’ più responsabile e meno superficiale e pretestuoso. Anche cercando di fare oggettivi paragoni riguardo altri elementi: il periodo di partenza del lavoro, le risorse a disposizione delle varie candidate, il supporto politico non solo locale, ecc.
Dopo, magari, chi non ha pretese di curare solo interessi particolari o di parte, potrebbe individuare nel modo più oggettivo possibile quali i reali punti di forza e i buoni risultati ottenuti, e quali quelli di debolezza e gli eventuali errori, per capire come meglio capitalizzare tutto il lavoro svolto, cosa cambiare e come investire nel cambiamento avviato, per il bene di tutta la comunità.
Abbiamo traghettato Lecce e Brindisi in Italia2015, procurando altre risorse per la cultura e visibilità per il Salento. Siamo stati per mesi e mesi primi nei motori di ricerca e abbiamo lavorato per diffondere il diritto all’accesso alla cultura per tutti e portato l’accessibilità nel vocabolario quotidiano di questa città, come riconosciuto anche dalla giuria, che ha particolarmente apprezzato anche il livello di partecipazione e coinvolgimento reale e responsabile dei cittadini, degli operatori e delle varie amministrazioni salentine e l’elevato livello di fiducia creato in così poco tempo. E tutto ciò non è accaduto solo grazie al lavoro dello ‘staff’, ma per la reale collaborazione e impegno di tutti i cittadini, professionisti, operatori, ecc. che ci hanno concretamente creduto al di sopra di ogni altro interesse, così come anche grazie all’attuale amministrazione tutta (politici, dirigenti e tutti gli uffici), il Sindaco in primis, che ha dedicato tutti i propri sforzi verso l’obiettivo comune, senza mai condizionare o imporre dall’alto scelte e decisioni, dando voce a tutti i cittadini senza alcun veto o barriera, senza mai asseverare nulla ad interessi politici o individuali di parte, accettando anche critiche e suggerimenti esterni con un elevato sforzo di ascolto e confronto.
Abbiamo celebrato e promosso Matrimonio per tutti e tutte, creato la Rete della Povertà, che svilupperemo in tandem con Matera2019. Abbiamo organizzato brainstorming con operatori culturali e associazioni per scrivere un Bid Book, che ha molto da dire; siamo riusciti a far dialogare e collaborare realtà anche poco inclini a conoscersi; promosso cene sociali e open house, dove abbiamo dialogato e aperto le porte dei Teatini a tutti i cittadini senza distinzioni, e come tali sono stati trattati tutti i rappresentanti politici. Abbiamo progettato a lungo, lunghissimo termine. Abbiamo visto volontari, specializzandi e neolaureati che si sono dimostrati competenti e capaci in un Paese di gerontofili come il nostro, lavorare per un progetto internazionale diventando parte integrante dello staff. Troverete i loro compensi tra le “spese folli” del Comitato.
Abbiamo attivato nelle scuole laboratori con associazioni e artisti, da cui a breve sarà redatto un documento programmatico. Abbiamo creato un consiglio consultivo giovanile (Youth Advisory Board). Abbiamo desiderato che la giuria internazionale, nel giorno della visita, incontrasse la città viva degli operatori culturali, in un territorio in cui la Cultura con la maiuscola si fa anche fuori da Palazzo. Volevamo presentar loro il Salento perché si trattava di una candidatura territoriale: non ce ne sarebbe stato il tempo in sette ore. Per questo è stato noleggiato un elicottero che da Lecce li ha condotti a Finibus Terrae, sorvolando Punta della Palacia, la Grecia Salentina, Cerano, sino all’ExFadda, dove erano attesi da altre realtà, altri cittadini in un luogo che per Lecce2019 rappresenta un modello di produzione sociale e culturale. Come in ogni gara che si rispetti, abbiamo giocato le nostre carte, fino all’ultimo. Abbiamo avuto degli sponsor di fama specchiata. Non abbiamo voluto essere associati a TAP.
Questo quello che abbiamo fatto e permetteteci un’ultima riflessione: se abbiamo tutti compreso l’importanza della programmazione a lungo termine e della partecipazione dei cittadini alle decisioni che riguardano il loro futuro, e se di investimenti e performance si deve parlare, che ne sarà – ci chiediamo – del frutto del nostro lavoro? Di quel patrimonio di idee, esperienze, relazioni, sinergie, rapporti con le altre città candidate e con i partner locali e internazionali, ricche banche dati e progetti in cantiere, incontri con aziende che hanno voglia di investire nella cultura? Tutto questo che fine farà anche considerando il programma di interventi per Lecce2015 alle porte? Sarà fatta tabula rasa? Che modalità saranno applicate? Ci saranno i tempi tecnici per aprire le open call? Ci sarà un cambiamento reale nelle pratiche sociali e culturali? Il Manifesto Culturale sarà adottato, perfezionato o cadrà nel dimenticatoio? Dove finiranno tutte le aspirazioni, i desideri, la raccolta di informazioni legate ai problemi ed alle necessità dei cittadini, la loro fiducia e il loro entusiasmo?
Ieri si è riunito il Forum dei Sostenitori: si continua a lavorare ma che peso avrà nella programmazione culturale di Italia2015?
Il futuro è più vicino di quel che si pensa e anche questa volta, se si disperdono forze e strumenti partecipativi, si corre il rischio di arrivare impreparati…
A questo punto siamo noi a chiedere: qual è il “lascito” di Lecce2019?