L’iniziativa dell’Ass. Monetti di voler utilizzare i “droni” per un non meglio identificato “monitoraggio ambientale” è sicuramente lodevole, anche se non conosco i termini della convenzione, se non per le notizie assunte dai Media.


Resta il fatto che appare necessario differenziare il “monitoraggio ambientale”, inteso come ricerca di siti contaminati da abbandono di rifiuti, dal “monitoraggio ambientale” inteso come capacità di prelevare campioni di atmosfera in episodi di “hot spot” industriale e, quindi, di “sfiaccolamento” delle torce di Versalis, di incendi della discarica ex Alfa Edile, ecc.
Nel primo caso i droni sono ormai di utilizzo “maturo” e sono stati adoperati, per primi, da alcune forze dell’ordine fin dal 2010, contribuendo, attraverso sovrapposizioni satellitari e la “termo-grafia” ad individuare anche smaltimenti abusivi interrati e ricoperti da terreno vegetale (vedi Terra dei Fuochi).
Il secondo caso è decisamente più complesso in quanto il prelievo di campioni di atmosfera deve essere effettuato seguendo le normative esistenti e le particolari metodiche applicative e di riconoscimento dei vari inquinanti; resta il fatto che tale strumento è, recentemente, anche utilizzato dal Ministero dell’Ambiente con l’obiettivo di permettere, alle forze dell’ordine ed agli enti preposti alla tutela dell’ambiente, di realizzare misure di inquinamento dell’aria in prossimità della fonte ed ove vi fosse l’esigenza di un intervento non programmato.
E’ necessario riportare che vi è una sostanziale differenza fra il “campionamento” di fumi da una ciminiera e l’analisi di questi attraverso l’uso di appositi “sensori” montati sul drone; mentre il “campionamento” segue determinate metodiche di prelievo e deve essere successivamente sottoposto ad analisi chimiche, l’applicazione dei soli “sensori”, dedicati ad alcuni specifici parametri inquinanti, può costituire un elemento immediato e certificato delle concentrazioni rilevate per ciascun inquinante.
Solo in questo ultimo caso, con sensori dedicati e certificati dal produttore, il Comune può avere un legittimo ed immediato riscontro sullo stato di contaminazione della componente ambien-tale “atmosfera” analizzata.
Se è questo l’obiettivo che si intende raggiungere, l’iniziativa assume una particolare rilevanza in quanto si avrebbe in tempo reale e con la possibilità di trasmissione pubblica su smartphone, l’effettiva situazione ambientale; resterebbero i problemi connessi alla tipologia dei sensori da applicare, al peso di questi ed alla tipologia del drone (quadricottero, esacottero, ecc.), tutti elementi che, si ritiene, siano stati inseriti nella convenzione fra Comune ed azienda aggiudicatrice dell’appalto.
Questa prima esperienza, limitata ad un solo anno, permette al Comune di programmare la pianificazione del monitoraggio dell’inquinamento ambientale indotto dalla nostra zona industriale e di costituire una flotta di appropriati droni, opportunamente muniti di un apposito payload (trasmissore di dati) e dotati della sensoristica necessaria al rilevamento di specifici inquinanti dell’aria.
Utopia?
E’ utopia se dovessi valutare quanto non fatto e lasciato in uno stato di totale abbandono, sul sistema di monitoraggio del traffico urbano (ben ….. centraline) di proprietà comunale e realizzato con il progetto comunitario POMA.
Può divenire realtà, come auspico, se questo affidamento costituisce l’inizio della tendenza (ormai consolidata negli USA, Canadà ed Inghilterra) all’utilizzo di strumentazione di monitoraggio attraverso “analizzatori” in automatico ed in grado di fornire risultati in tempo reale ed on line, permettendo una gestione “in house” (comunale) del sistema di monitoraggio, fatte salve le periodiche verifiche e certificazioni da effettuare.
Questo auspicio, condizionato dal mio tenace ottimismo, vuole essere anche uno sprone, per questa amministrazione, a far si che si possa recuperare il sistema di monitoraggio esistente e che i Cittadini possano essere direttamente ed immediatamente informati sugli specifici episodi di inquinamento e, comunque, sullo stato di contaminazione dell’ambiente.
Il tempo e le azioni amministrative forniranno le risposte e spero di non essere, per l’ennesima volta, abiurato dal mio ostinato ottimismo.

Numero di centraline del sistema di monitoraggio esistente (POMA)  nel totale sono ben 11 e tutte di proprietà del Comune di Brindisi.

le centraline sono così differenziate:
– n. 3 cabine-stazione di analisi
– n. 2 stazioni compatte
Queste 5 per il sistema di monitoraggio industriale;
– n. 6 stazioni periferiche di monitoraggio per inquinamento da traffico.