La potenza del linguaggio di Leonardo Sciascia arriva martedì 10 febbraio (ore 20.30) al Teatro Verdi di Brindisi con «L’onorevole», spettacolo messo in scena da Enzo Vetrano e Stefano Randisi che ne sono interpreti con Laura Marinoni

Può un’opera teatrale scritta più di trent’anni fa combaciare in più di un aspetto con il tempo presente e le cronache attuali? La risposta è sì, se si tratta della pièce «L’onorevole», basata sull’omonimo dramma teatrale di Leonardo Sciascia, in scena martedì 10 febbraio (ore 20.30) al Teatro Verdi di Brindisi.

Lo spettacolo è adattato e diretto da Enzo Vetrano e Stefano Randisi, e narra in tre atti la caduta morale del professor Emanuele Frangipane (interpretato proprio da Enzo Vetrano), modello di correttezza e idealità, con radici morali come la cultura e il rispetto. Il professore è un uomo inizialmente modesto, amante della lettura, con una particolare predilezione per il «Don Chisciotte», felice di rappresentare per i suoi figli e i suoi allievi un modello di correttezza e di essere un punto d’appoggio per la moglie Assunta (Laura Marinoni).

A trasformarlo è l’ascesa politica, che lo porterà, a mano a mano, a dimenticare l’errore che commetteva quando era dietro la cattedra, ovvero assimilare la politica all’etica. Sì, perché Sciascia, attraverso la parabola di Frangipane, ricorda che questi due termini non possono in alcun modo essere accostati, e lo fa mostrando la metamorfosi, lenta e inesorabile, dell’onorevole, che dimenticherà ben presto gli ideali romantici donchisciottiani per dedicarsi alla pratica della politica fatta di compromessi e sotterfugi, meschinità e menzogne, cedimenti pubblici e privati.

Frangipane scende a compromessi sempre più miseri e loschi, proprio come i personaggi della malavita siciliana: tradisce gli affetti e gli studi, risucchiato dalla spirale delle tangenti e dalla convivenza con la criminalità organizzata.

La moglie Assunta, interpretata da Laura Marinoni, però, non accetta di rinunciare all’anima sognatrice e pura del marito, e inizia così il suo percorso interiore leggendo tutti quei libri che il marito non ha più tempo nemmeno di sfogliare e imparando a memoria l’opera di Miguel de Cervantes. Il cambiamento del suo uomo è per lei motivo di profonda sofferenza e disagio. Frangipane, sentendosi ostacolato dal comportamento della moglie, si appella alla pazzia, al berretto a sonagli della malattia, e sceglie di farla internare in una casa di cura per liberarsi da ciò che è diventato un intralcio per la sua ascesa.

Scenograficamente, l’avanzata politica è scandita attraverso il progressivo allargamento delle pareti della stanza che via via diventa sempre più spaziosa e con un arredamento sempre più sontuoso, pur sempre, però, grigio e asettico. Nel primo atto la scrivania del professore è stracolma di libri, che piano piano spariscono lasciando il posto a telefoni, appunti e scartoffie.

Quella di Sciascia è dunque una sfida di impegno civile. Ciò che interessava allo scrittore di Racalmuto, secondo le sue parole, era «cominciare a scrivere su certe cose, misurare ancora una volta le censure istituzionali, ambientali e psicologiche del nostro paese». Un esperimento dell’autore, dunque, che tuttavia non riuscì subito. In effetti, come spiega lo stesso Vetrano, «quando venne proposto per la prima volta, il Teatro Stabile di Catania lo rifiutò: era troppo per l’epoca, troppo facile identificare con il protagonista qualche noto politico siciliano».

Mentre l’onorevole, questo «larvatico personaggio» come lo definì Sciascia, si lascia trascinare nel gorgo del denaro, del lusso e del potere, la moglie Assunta compie il cammino inverso riscoprendo etica e ideali. «Peccato che poi – conclude Vetrano -, in un finale brechtiano, questa si riveli una mera finzione, ben diversa dalla realtà».

Si comincia alle ore 20.30
Durata dello spettacolo: un’ora e quaranta minuti (tre atti senza intervallo)
Per tutte le informazioni www.fondazionenuovoteatroverdi.it
Tel. (0831) 229230 – 562554

In foto: da sx Enzo Vetrano e Stefano Randisi