L’eterno scontro tra interesse pubblico e privato al centro della celebre commedia di Leonardo Sciascia. Lo spettacolo, firmato da Enzo Vetrano e Stefano Randisi con Laura Marinoni in scena, è atteso al Verdi martedì 10 febbraio (ore 20.30)
Torna l’appuntamento con la prosa, martedì 10 febbraio alle ore 20.30, al Teatro Verdi di Brindisi con «L’onorevole» di Leonardo Sciascia, uno dei tre testi teatrali dell’autore
siciliano. Di drammaturgia nata in Sicilia si sono sempre occupati in questi anni Enzo Vetrano e Stefano Randisi, che hanno curato adattamento e regia di questo testo, allestito con nove attori. Protagonista, al fianco degli stessi Vetrano e Randisi, nei ruoli rispettivamente del professor Frangipane e di monsignor Barbarino, è Laura Marinoni nei panni di Assunta, moglie del professore.
Leonardo Sciascia scrisse «L’onorevole» nel 1965 in un’Italia reduce dai fasti del boom economico e attraversata dai primi fermenti sessantottini: ritratto di un paese che lentamente dimenticava la tirannia del fascismo e gli orrori della guerra per inserirsi a pieno titolo nell’Occidente democratico e industrializzato, il dramma in tre atti dello scrittore di Racalmuto analizza le nuove mire di un potere in rapida trasformazione pur in una società tradizionalista come quella meridionale.
La storia del professor Frangipane, da modesto insegnante di latino e greco in un liceo classico a ministro dei Beni Culturali, è l’eterna parabola umana delle illusioni perdute e della corruzione del potere: non vi è riscatto nell’affermazione, ma torbida commistione di interessi pubblici e privati, perdizione e delirio di onnipotenza. «L’onorevole» è, in linea con l’intera produzione di Sciascia, documento e profezia: un testo di disarmante attualità tra connivenze e politica, affari, alti prelati e criminalità organizzata, favori e corruzioni, furbizie e tradimenti, che va ben oltre le insegne della Democrazia Cristiana o del Partito Comunista dell’epoca. Sciascia definì «L’onorevole» uno sketch, puntando soprattutto sul tratto ironico e beffardo della vicenda. Oggi si potrebbe meglio considerarla un’amara parabola colorata di grottesco.
Emanuele Frangipane abbandona gli alunni e le «Odi» di Orazio, e con loro ogni resistenza verso compromessi che in un primo momento considera ripugnanti. Sua moglie, impazzita dalla costernazione e dal dolore, è cinicamente internata in una casa di cura. Scriveva Sciascia nel 1964, in una sua prefazione: «Onestamente debbo avvertire che l’onorevole Frangipane è democristiano, e la sua circoscrizione elettorale è quella della Sicilia occidentale… Purtroppo, l’onorevole Frangipane potrebbe anche essere di un altro partito, di più o meno lunga esperienza governativa; e il suo collegio elettorale quello di un’altra regione italiana».
Il primo allestimento fu commissionato allo Stabile di Catania, ma due mesi prima della mise en scene fu bloccato. «Erano cose un po’ forti per l’epoca, ora probabilmente la realtà è andata oltre – dice Vetrano –. Gli arresti dei politici che Sciascia profetizzava sono arrivati nel ’92 con Tangentopoli». Nel primo atto il professor Frangipane vive di libri e con la moglie dialoga sul Don Chisciotte, di etica. Dal suo tavolo i libri spariranno, e arriveranno – dopo la proposta, che lui accetta, di candidarsi alle elezioni politiche – corruzione, soldi, potere. La cultura lascerà spazio all’ignoranza. E sarà la moglie a dedicarsi alla lettura, imparando a memoria il capolavoro di Cervantes. Per Vetrano, che interpreta Frangipane, «Il professore è personaggio difficile da rendere in scena per la profonda trasformazione morale». C’è chi ha fatto riferimenti a Pirandello e Brecht per quest’opera, Vetrano non nega: «Nella seconda parte il richiamo è a Beatrice Fiorica del “Berretto a sonagli”, mentre in comune a Brecht c’è il gioco del teatro nel teatro, quando la donna compare come bene integrata accanto al marito nella vita mondana».
Interessante la scelta scenografica: all’inizio il professore abita in stanzetta larga quattro metri che diventa prima otto, poi quattordici, di pari passo con il suo arricchimento. E anche il tavolo si allunga, offrendo un’immagine quasi cinemascopica. Non mancano richiami al cinema anche nel personaggio della moglie Assunta, interpretata da Laura Marinoni (dice Vetrano: «Nel primo atto, anche nell’acconciatura, ricorda la Loren di “Una giornata particolare”») e nelle musiche, prese a prestito da «I vitelloni», da un film di Frank Capra e da «Divorzio all’italiana».
http://tgs.gds.it/2015/01/09/
Si comincia alle ore 20.30
Durata dello spettacolo: un’ora e quaranta minuti (tre atti senza intervallo)
Per tutte le informazioni www.
Tel. (0831) 229230 – 562554
Foto principale: da sx Randisi, Marinoni e Vetrano.