Venerdì 6 marzo, con sipario alle 21.00, al Teatro Italia di Francavilla Fontana andrà in scena lo spettacolo di danza “Traviata” della Compagnia Artemis Danza e Monica Casadei, con coreografie, regia, scene, luci e costumi di Monica Casadei.


Una Traviata letta dal punto di vista di Violetta. Violetta, appunto, contro tutti. Violetta al centro di una società maschilista espressa da un coro in nero. Violetta moltiplicata in tanti elementi femminili, in tanti spaccati di cuore. Violetta disprezzata, che anela, pur malata, pur cortigiana, a qualcosa di puro. Violetta contro cui si scagliano le regole borghesi espresse dal padre di Alfredo, Giorgio Germont, emblema di una società dalla morale malsana. Una società in cui per certi versi si rispecchia a distanza anche la nostra. Ed ecco Violetta in mezzo a altre Violette, gonna bianca, gonna della festa, gonna del libiam, ma anche del dolore, di un assolo danzato di schiena, in cui assolo significa solitudine, viaggio verso la morte, cammino verso il proprio funerale: e intanto ascoltiamo l’addio, del passato.

Traviata ha significato per Casadei e i suoi collaboratori, da Alessandro Taverna, autore della drammaturgia musicale, a Luca Vianini, che ha curato l’elaborazione musicale, entrare nel dramma di Violetta, di questa donna a cui è negata la speranza di un sentimento d’amore. Perché, se come prostituta felice del suo ruolo poteva essere integrata nascostamente dalla società, da cortigiana animata dal desiderio di uscire dal suo destino, non poteva che essere punita dalla malattia, dalla morte, dal disprezzo. Uccisa dall’ipocrisia del coro. Alfredo perciò è nello spettacolo soprattutto un uomo di poco spessore, schiacciato dalle azioni del padre. Appartiene anch’egli al coro. Viene evocato più per la scena della festa da Flora, che per le sue dichiarazioni d’amore. E allora ecco perché quell’ E’ tardi diventa la chiave di Traviata: due parole che risuonano come una campana a morte. Perché nulla può essere recuperato. Perché Violetta, in abito rosso, danza e il suo cuore non può che grondare sangue, sangue che è la tisi ma che è anche segno di una ferita interiore da cui non c’è che scampo.

La società che tutto vede e controlla vuole il suo sacrificio. Sì, piangi, o misera”. Come finire dunque? Come terminare questa visione in bianco e nero, sporcata dal rosso e dal dolore? Che sia con Amami, Alfredo, che ascolteremo in un mix di tante edizioni celebri, un’invocazione che è un grido di morte. Perché se nell’opera ascoltiamo Amami, Alfredo dopo l’incontro decisivo tra Violetta e il padre di Alfredo, nello spettacolo quest’invocazione è spostata al finale. Un urlo di disperazione, un grido di solitudine, in una Traviata molto femminile nella quale la partita non si gioca sulla decorazione, ma sull’esplodere di un’energia fisica di dolore, specchio dell’anima.

Alle 17.00 è in programma un incontro con i giovani delle scuole di danza con la selezione di alcuni ragazzi che parteciperanno all’ultima scena dello spettacolo. Lo spettacolo, che è coprodotto dalla Fondazione Teatro Comunale di Ferrara e dal Festival Verdi – Parma, vedrà sulla scena Francesca Cerati, Vittorio Colella, Melissa Cosseta, Sara Muccioli, Gloria Dorliguzzo, Chiara Montalbani, Gioia Maria Morisco, Camilla Negri, Francesca Ruggerini, Emanuele Serrecchia e Filippo Stabile.

Per maggiori informazioni e prenotazioni è possibile telefonare al numero 0831 812373 o rivolgersi al botteghino del cinema teatro Italia, in via Santa Cesaria 16, tutti i giorni dalle ore 18.30 alle 21.00.