Al centro dell’incontro il modello di pesca sostenibile ideato dall’ente e le problematiche inerenti la tutela del mare e dell’attività artigianale stessa.

Lo stesso si è svolto alla presenza dei vertici del Consorzio e dei pescatori delle cooperative Emma, che riunisce gli imprenditori ittici operanti a Torre Guaceto, oltreché di quelle delle province di Brindisi e Lecce de “La bussola del Salento”, “Socopes” e “Cooperativa pescatori Padre Pio”.
In apertura della riunione, il Consorzio ha raccontato il modello di pesca seguito all’interno dell’Area Marina Protetta già a partire dal 2005.
 Il dettaglio: a Torre Guaceto sono autorizzati all’attività esclusivamente i pescatori professionali residenti nei comuni di riferimento, Brindisi e Carovigno ed è consentita una battuta a settimana con rete da posta a maglia larga, ampia 30 millimetri. Il protocollo sottoscritto dai pescatori per l’adozione della pratica, ha portato ad una tutela attiva del mare e ad un vantaggio economico per gli stessi imprenditori ittici che possono contare su rese di pesca pari al doppio rispetto a quelle che registrano all’esterno dell’AMP.
Compiaciuta, l’onorevole, Rosa D’Amato ha da subito definito quanto attuato a Torre Guaceto una best practice.
Nel corso della riunione, i pescatori di Torre Guaceto hanno parlato della necessità di ampliamento dell’area protetta sino a far coincidere il suo perimetro con quello della ZSC a mare (zona speciale di conservazione), affinché possa essere regolamentata e resa sostenibile anche la pratica di pesca attuata all’esterno delle acque di Torre Guaceto.
Successivamente, gli imprenditori ittici hanno esposto all’onorevole D’Amato le problematiche inerenti la pesca ricreativa, attività non sufficientemente regolamentata nonostante abbia, come quella professionale, un impatto notevole sullo stato di salute del mare e degli stock ittici. I pescatori hanno invocato l’attuazione di una normativa stringente ed auspicato maggiori controlli da parte delle Autorità competenti.
In ultima istanza, gli imprenditori ittici hanno spiegato che, allo stato attuale, nell’ambito della piccola pesca costiera non esiste un sistema per differenziare il pescato prodotto con pratiche non sostenibili ed attive come lo strascico ed il pescato ottenuto con tecniche passive e sostenibili come quelle legate all’impiego delle reti da posta ed i palamiti. Hanno rappresentato di sentire la necessità che la categoria di appartenenza si evolva adottando un comportamento che sia il più sostenibile possibile, anche attraverso la sostituzione degli attrezzi attualmente impiegati, con altri biocompatibili. A seguito dell’illustrazione di tali problematiche, i pescatori hanno chiesto che l’Unione Europea si doti di un marchio che certifichi il pescato frutto di pratiche sostenibili anche nell’ambito della piccola pesca costiera, come già fatto in quello industriale con la certificazione MSC, e si sono impegnati a formulare per iscritto le proposte illustrate all’europarlamentare D’Amato. Ciò affinché si promuova la pesca sostenibile e si riconosca maggiore valore al prodotto fresco di origine certificata.
“Siamo giunti a fine mandato, che terminerà ad aprile – ha commentato l’europarlamentare pugliese D’Amato – ma fino ad allora verranno approvati, prima in commissione e poi dal parlamento europeo, tanti regolamenti. Il confronto con chi sente sulla propria pelle i problemi legati a ciascun ambito è necessario per poter proseguire sulla strada giusta. L’incontro con i pescatori, ci permetterà di portare nel parlamento europeo la voce del sud Italia e del sud Europa”.
Il presidente del Consorzio di Gestione di Torre Guaceto, Mario Tafaro ha dichiarato: “Ringrazio l’onorevole a nome dei pescatori per la sensibilità dimostrata, con l’auspicio che le proposte avanzate dagli artigiani possano trovare accoglimento, per lo sviluppo e la tutela del mare e della pesca”.