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L’EMERGENZA ECONOMICA A BRINDISI VA AFFRONTATA CON DECISIONE.

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Il dibattito sulle prospettive dell’economia brindisina, avviatosi sugli organi di informazione a seguito di alcune dichiarazioni di esponenti della locale Confindustria, merita di essere approfondito ed ampliato a tutti i soggetti che ritengono di poter dare indicazioni e suggerimenti.

L’amministrazione Comunale da un lato dichiara di puntare sui progetti CIS e soprattutto su quelli di rapida realizzazione (sebbene recentemente alcune incertezze si siano addensate sullo strumento governativo); dall’altro il prof Federico Pirro, notoriamente vicino alle posizioni industriali, in una sua recente sortita, continua a sostenere la necessità di dare spazio all’industria energetica e chimica imputando a indecisioni della locale amministrazione il ritardo di alcune realizzazioni (come  il biogas da rifiuto umido,  l’impianto pilota di riciclo biomolecolare della plastica che però non risulterebbero neppure oggetto di proposta da parte delle aziende) e della mancata realizzazione della colmata di Costa Morena fermata per la verità da un parere di una commissione ministeriale.

Il predetto dibattito si svolge in realtà in un momento drammatico per la nostra economia. I dati economici disponibili si presentano preoccupanti. E’ proprio di questi giorni la diffusione del rapporto sull’emigrazione dei pugliesi all’estero che vede anche nella nostra provincia un incremento del fenomeno. Appare estremamente singolare che i comuni di Taranto e Brindisi, le città più industrializzate della Regione, siano nelle prime dieci città per ampiezza del fenomeno. Dai dati ISTAT 2018, inoltre, la nostra provincia mostra un saldo naturale negativo di 1461 unità dovuto cioè alla denatalità e un saldo migratorio, anch’esso negativo, di oltre 500 unità. La disoccupazione nel 2018 è al 14% mentre quella giovanile al 20%. Per quanto le variazioni annuali debbano essere prese con cautela, si tratta di numeri molto più elevati di quelli di altre parti del Centro e Nord Italia. Anche il rapporto sulla demografia delle imprese, redatto trimestralmente della Camera di Commercio mostra una sostanziale stazionarietà della crescita delle aziende con un incremento in agricoltura e nelle costruzione ed un arretramento nella manifattura e nel commercio. L’analisi tendenziale del primo semestre 2019 pubblicata dall’Autorità Portuale non è per nulla incoraggiante con saldi negativi sia per le merci che per i passaggieri. Non lo stesso si può dire per il porto di Bari che mostra incrementi in entrambi i settori.

Il capitale finanziario investe dove vuole e non sarà certo solo la volontà locale a condizionarlo. Forse potrebbe essere il livello nazionale a pilotarne le preferenze. Inoltre gli investimenti del settore aeronautico, citati dal prof. Pirro, se si fossero materializzati non avrebbero certo ricevuto opposizioni in città così come non li hanno ricevuti quelli della trasformazione di prodotti chimici quando si sono presentati. D’altro canto il porto necessita di un rilancio dei traffici a breve termine.

L’impressione che si ricava dai dati disponibili è che gli interventi a sostegno della economia richiedano il concerto dei diversi livelli politici e che l’ente locale possa fare una parte importante ma non esaustiva. Purtroppo gli strumenti messi in campo dal Governo centrale come la ZES e i CIS non daranno i loro frutti in tempi prossimi. Per questo un confronto costante tra decisori politici e rappresentanze sociali sull’emergenza economica è una priorità non più rinviabile.

 

Lucia Trinchera, Consigliera Provinciale e Comunale, Città di Villa Castelli


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