In occasione del Convegno “Riprendiamoci il nostro futuro” organizzato dalla UIL di Brindisi è stata sottolineata la situazione di stallo delle numerose vertenze brindisine relegate, ormai da tempo, in un angolo del “MUSEO DELLE VERTENZE”.
Non ci resta altro che sperare, per acclarata indisponibilità della politica, di essere aiutati da una forza divina per farle diventare concretamente superabili. Abbiamo anche pensato di chiedere l’intervento dell’UNESCO che si occupa, come è noto a tutti, di segnalare i siti patrimonio dell’umanità in quanto inseriti nella speciale lista da preservare per la loro unicità, ma come esempio di un diffuso menefreghismo di quanti hanno la responsabilità di risolverle. Esse sono ormai un segno di distinzione, perle da valorizzare e far conoscere a tutti, caratteristica tipica nostrana da mostrare ai posteri.
Una pesante realtà, che supera ogni immaginazione che ci distingue e causa, al contrario, l’ininterrotto e inarrestabile arretramento della qualità della vita dei cittadini della nostra città. Un continuo peggioramento (considerato “più una conferma”) negli anni, certificato dalla analisi dettagliata dei maggiori istituti di statistica che sottolineano, tra l’altro, i rischi che comporta la mancanza di una idea condivisa di come affrontare il futuro in un contesto economico e sociale in grave e insistente difficoltà. Ed allora continua il tempo delle ricette miracolose con proposte tanto fantasiose quanto irrealizzabili. Non facciamo esempi per amore di patria. Basta leggere i giornali locali che, particolarmente nelle ultime settimane, sono pieni di idee e progetti venuti fuori dal cilindro di qualche mago e pubblicizzati per la loro mirabolante, quanto irrealistica attuazione.
La UIL ha sempre sostenuto la necessità di rimanere con i piedi per terra. Il nostro territorio continua ad essere maltrattato da personaggi “malati” di protagonismo che più che credere di essere indispensabili, in realtà non vogliono il bene di Brindisi, ma la sua definitiva rovina. Una collettività a cui sono stati sottratti, con deliberate e ciniche scelte, servizi e infrastrutture fondamentali, impoverendola ad arte a favore di altri territori. Lo conferma la recente analisi di “Italia Oggi” e dell’università “La Sapienza” di Roma. Un paradigma che fino ad oggi ha funzionato, ma che pochi hanno denunciato, noi tra questi, sostenendo l’urgenza di una inversione di tendenza che diventa più che mai necessaria per combattere la politica del NO!. Un pessimo strumento che ha ridotto ai minimi termini un apparato economico e produttivo composto da lavoratori competenti e motivati e da aziende all’avanguardia che da tanti anni contribuiscono a mantenere, malgrado tutto, alta la considerazione nei confronti di altri contesti con ambizioni ed intenti che hanno il solo obiettivo di fare danni in casa altrui.
Antonio Licchello