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DALLE CLASSIFICHE NAZIONALI UN MESSAGGIO PERENTORIO: BRINDISI SI RILANCI CON UNA VISIONE UNITARIA DI SVILUPPO. di Antonio Castellucci – Segretario Generale

Rileviamo tra gli autorevoli canali di informazione specializzata quello de Il Sole 24 Ore che, ogni fine anno, pubblica classifiche su base nazionale, riguardanti le città capoluoghi di provincia, prendendo a riferimento importanti indicatori che ne indicano la vivibilità.

Organizzazioni sindacali come la Cisl, storicamente radicate sul territorio e giornalmente alle prese con problematiche sociali e pluralità vertenziali, che coinvolgono tutti i settori produttivi, ben conoscono la quotidianità di persone che, come nel caso di Brindisi e del suo territorio provinciale, più che in termini di classifiche esigono risposte immediate, in particolar modo, in materia di lavoro, di occupazione produttiva di diritto alla casa così come alla cultura, al tempo libero, alla sostenibilità ambientale, ad un sistema sanitario, socio-sanitario e ad un welfare caratterizzato dall’appropriatezza.

Evidenziamo, inoltre, come i cittadini abbiano forte voglia di partecipazione, di legalità, di trasparenza, di esercizio della responsabilità e, nella gestione della cosa pubblica anche di corresponsabilità nell’assoluto rispetto dei ruoli e della rappresentanza democraticamente espressa ai vari livelli.

Cartina tornasole perciò è che nei parametri di valutazione, presi in esame dallo studio sulla qualità della vita da il Sole24Ore cioè ricchezza e consumi, ambiente e servizi, giustizia e sicurezza, affari e lavoro, demografia e società e cultura e tempo libero, Brindisi nel 2019 sia all’87^ posizione su 107 città.

Tale dossier deve, dunque, costituire uno stimolo, un forte input per tutti e per ciascuno, per interrogarsi circa l’iniziativa posta in essere in questo 2019 ormai agli sgoccioli, per tentare di invertire la tendenza, non certo positiva che da anni viene osservata, di una non centralità territoriale anche dei Governi nazionali e regionali.

Un esempio al riguardo, riteniamo possa essere la vicenda del Contratto Istituzionale di Sviluppo (Cis) per Brindisi città, ovvero la qualità osservata finora della gestione di un processo istituzionale che è nominalmente mirato allo sviluppo ed all’occupazione aggiuntiva e pensato, in questo caso, per una città che mostra limiti economici, sociali, sanitari ed ambientali; e come intervento normativo, in grado di accelerare, moltiplicare, rendere convergenti le esigenze della domanda del territorio con l’offerta di una nuova e forte fase di sviluppo aggiuntivo.

Ricordiamo che sul piatto dovrebbero esserci circa 300 milioni di euro il cui programma è articolato in sette assi legati ad altrettanti obiettivi specifici – Rigenerazione urbana; Rigenerazione ecologica; Rigenerazione economica, sociale e culturale; Identità ed attrattori; Infrastrutture della conoscenza; Infrastrutture produttive; Rigenerazione paesaggistica e funzionale.

Tale programma come già abbiamo avuto modo di sostenere, non può essere limitato ad una gestione esclusivamente amministrativa che poco ha concesso, in questo 2019, alla condivisione ed alla concertazione con i soggetti della rappresentanza sociale, associativa, imprenditoriale e culturale.

L’attuale Amministrazione comunale faccia attenzione a non sottovalutare la forza d’urto, come sta accadendo positivamente per altri Cis in Puglia, con il pieno coinvolgimento delle rispettive Prefetture e dei soggetti della rappresentanza sociale e imprenditoriale; coinvolgimento che può generare rilevante coesione territoriale e corresponsabilità per esprimere e sostenere nei confronti del Governo nazionale e regionale le opportune rivendicazioni.

Rivendicazioni in particolare, per quanto riguarda l’iter in generale, l’avvio tangibile del percorso con una governance che comprenda le rappresentanze territoriali, l’accelerazione della tempistica di approvazione dei progetti, l’accredito dei relativi finanziamenti, la loro messa a gara e il rispetto di un crono programma per la realizzazione delle opere, nel contesto di una Struttura di missione capace di monitorare e, all’occorrenza, di abbattere ritardi, inadempienze e omissioni.

È ovvio che non ci sono ricette facili ma come Cisl siamo consapevoli della forte strategicità di questo territorio per la Regione, il Paese e per l’Europa.

Forte è la nostra convinzione che attraverso percorsi di coesione territoriale, di confronto costruttivo e di responsabilità si possono affrontare le criticità facendo in modo di invertire finalmente tendenze e numeri di classifiche come quella stilata da Il Sole 24 Ore che, specialmente alla nostra parte di Sud, che è del Paese ma è anche dell’Europa, vede spesso e volentieri sotto accusa l’incapacità dei Governi ai vari livelli.

È risaputo, come abbiamo anche analizzato nell’ultimo nostro consiglio generale di Mesagne il 5 dicembre scorso, alla presenza dei nostri segretari nazionali e regionali, che alla base di queste criticità territoriali c’è una economia locale fragile che trascina con sé per effetto e reazione, un mercato del lavoro altrettanto fragile, in assenza anche di una clausola di protezione locale del lavoro (lavoratori ed imprese); che economia debole e fragilità sociale stanno condizionando il modo di vivere di tanti concittadini e in modo particolare di tantissimi giovani, il cui dato di occupazione è molto basso e i contratti a tempo indeterminato sono di fatto un miraggio.

Tali concause, oltretutto, conducono a fenomeni di delinquenza e di emigrazione verso altre parti del Paese, impoverendo ancor più culturalmente e socialmente queste aree.

Esprimiamo l’auspicio che l’imminente inizio del 2020 sui temi dello sviluppo aggiuntivo e sostenibile di Brindisi e del territorio provinciale, dia segnali di cambio di direzione di tendenza rispetto a quanto visto finora.

Ma ciò potrà avvenire a condizione che tutte le componenti politiche, istituzionali, sociali recuperino spirito di forte unità d’intenti e forte orgoglio territoriale; decisivo sarà l’esercizio condiviso della corresponsabilità attraverso un patto territoriale che includa un tavolo di crisi presso la Prefettura, per ripartire condividendo una visione di medio-lungo periodo e restituendo speranza di futuro ad un territorio il cui modello di sviluppo, in un contesto odierno di globalizzazione e di mondializzazione dei mercati, fa fatica a migliorare e ad evolversi.

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