L’anno che sta per concludersi sarà ricordato sicuramente come uno dei più difficili fra quelli che la provincia di Brindisi ha vissuto.
Relazionare sui temi principali che tormentano il nostro territorio è un esercizio diventato, purtroppo, ripetitivo.
I problemi, oramai cronici, sono rimasti quelli degli anni passati ed anzi se ne sono aggiunti molti altri.
E’ stato difficile per chi il lavoro ce l’ha, per chi ha visto il proprio lavoro sminuito e aggredito per la precarietà, per chi il lavoro non l’ha incontrato ancora e per chi il lavoro l’ha perso.
Il 2019, infatti, lascia viva, ancora una volta, l’esigenza di difesa di un territorio fragile con tante crisi aperte, obbligato a subire, spesso, provvedimenti e scelte penalizzanti.
Si conferma la mancanza di un progetto, un’idea per il futuro della nostra Provincia. Occorre, invece, che tutte le Istituzioni, Governo in primis, traccino un’azione prospettica di sviluppo, anche per dare dignità al nostro territorio. E bisogna farlo risolvendo alcuni gravi problemi che riguardano il sistema degli appalti, la crisi della grande distribuzione (Auchan – Conad, Mercatone Uno, Magrì Arreda, ecc.), il sistema creditizio, l’edilizia, il porto, il sistema trasporti, l’industria, il welfare, la sanità, le società partecipate (BMS e Santa Teresa), la vertenza Abaco, l’agricoltura a partire dal problema xylella che sta provocando il disseccamento degli alberi di ulivo.
Così come è necessario “governare” nel migliore dei modi il processo di de-carbonizzazione.
La complessità del momento, infatti, sta anche nel saper gestire la delicata fase di de-carbonizzazione e sostenibilità ambientale che vede coinvolta la centrale Enel di Cerano, auspicando una riconversione di più ampio respiro, oltre alle già previste trasformazioni degli impianti, con la creazione di nuovi poli eccellenza su energie rinnovabili, l’accumulo e sulle tematiche ambientali (bonifiche, monitoraggi e riconversione dei siti produttivi, in particolare Brindisi essendo sito di interesse nazionale).
Infatti, la costruzione di un nuovo modello di sviluppo basato sulla transizione energetica ed ambientale, può rivelarsi una grande opportunità di strategia industriale e valorizzazione sociale solo se ci sarà uno sviluppo occupazionale ed un miglioramento del bilancio ambientale. Non è pleonastico rimarcare che presso la Centrale ENEL prestano servizio, tra diretti e indiretti, circa 1200 Lavoratori.
Inoltre, è bene sottolineare che la riconversione energetica sta già impattando anche con l’attività portuale, così come riportato dalla relazione/studio prospettico redatta dall’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale nella quale si dichiara in premessa che l’attività “si è sempre caratterizzata da una vocazione di servizio a supporto del sistema radicato nel territorio circostante e che nell’ultimo trentennio si sono consolidate attività di sbarco di materie prime (carbone) e di prodotti destinati all’alimentazione degli impianti produttivi, per diversi milioni di tonnellate annue”. Dunque, il trasporto della materia prima carbonifera è già notevolmente diminuito. Ed infatti, si è passati da 6 milioni di tonnellate di prodotto sbarcato un decennio fa, per giungere ai 5,3 al 2015, sino alla previsione che nel prossimo biennio, a stento, si raggiungerà il milione di tonnellate di prodotto sbarcato.
Tale prospettiva ricadrà inevitabilmente su tutta l’economia portuale, le migliaia di posti di lavoro attualmente in forza potrebbero subire flessioni importanti.
È per questo motivo che occorre cercare sinergie per far sì che l’economia persa ed a perdersi, a causa della riconversione, trovi nuovi investimenti, nella consapevolezza che lo snodo da cui partire per uscire dalla crisi sia proprio quello di rilanciare l’attività portuale a partire dalla ZES.
Il Contratto Istituzionale di Sviluppo, poi, rappresenta una grande opportunità per Brindisi che potrebbe cambiare il futuro di questa città, ma non può certamente considerarsi la panacea di tutti i mali. Ecco perché occorre un intervento immediato delle istituzioni, finalizzato a trovare nuovi investimenti.
Pertanto, è necessario attivare un tavolo Tecnico – Istituzionale che miri al rilancio economico e produttivo di un territorio che negli ultimi 40 anni ha dato tanto all’intero Paese.
Per la CGIL il tavolo istituzionale preposto per affrontare i problemi rappresentati è senza alcun dubbio quello Prefettizio.
Il Segretario Generale
f.to Antonio Macchia