Cohiba è una Caretta caretta recuperata dal personale del centro recupero tartarughe marine di Torre Guaceto nell’estate 2018.

E’ una femmina adulta in età riproduttiva. Sembrerà strano che ad un anno e mezzo dal recupero, questa tartaruga sia ancora in cura, ed effettivamente è una circostanza straordinaria.
Al momento del salvataggio, ad Ostuni, Cohiba era sottopeso, aveva profonde lesioni sul carapace e non apriva gli occhi. La piccola è stata sottoposta a tutte le cure del caso e, con il tempo, ha messo su peso e le ferite sono guarite.
Solo un problema è rimasto immutato, gli occhi, Cohiba non li ha mai aperti, le secrezioni non si sono mai fermate ed è stato rilevato un edema palpebrale.
Da qui, sono iniziati una serie di accertamenti, dei quali i primi sono stati donati a Torre Guaceto dal WWF Brindisi che, nel corso dei campi estivi organizzati in Riserva, aveva raccolto le donazioni degli utenti.
Nello specifico, gli esami ai quali è stata sottoposta Cohiba servivano a capire cosa stesse accadendo ai suoi occhi, se la problematica derivasse propriamente da essi o dalle ghiandole del sale.
Nel dettaglio, le tartarughe marine sono dotate di due speciali ghiandole, dette ghiandole del sale, che servono ad aiutare i reni degli esemplari ad espellere i sali in eccesso che assorbono in acqua e a proteggere l’occhio, quando l’animale emerge dal mare per nidificare.
Sottoporre una tartaruga marina ad accertamenti come quelli che si sono resi necessari per Cohiba non è semplicissimo. Ciò perché gli anestetici locali non hanno alcun effetto su questi animali.
Per questo motivo, Cohiba è stata sottoposta ad un’anestesia generale di breve durata ed il Consorzio si è avvalso del prezioso contributo di un’equipe specializzata composta dal veterinario dell’ente, Simona Soloperto, ma a anche di un medico esterno esperto della cura degli animali acquatici, Brandon Spolander.
Gli esami hanno dato un risultato negativo ed uno molto positivo. Cohiba è affetta da una brutta congiuntivite con una infezione batterica ed ha un’importante infiammazione, ma la buona e fondamentale notizia è che gli occhi ci sono e sono “sani”.
A questo punto, è iniziata la terapia che, per almeno qualche mese, vedrà il personale del Consorzio impegnato nella somministrazione di svariati colliri, più volte al giorno. Esercizio non facile se si tiene conto del fatto che i farmaci fanno somministrati fuori dalla vasca di degenza e che Cohiba pesa ben 45 chili.
Non si ha la certezza che, a terapia conclusa, Cohiba tornerà finalmente ad aprire gli occhi, forse bisognerà fare ulteriori esami e provare altre terapie. Purtroppo è troppo presto per fare pronostici di guarigione, quel che è certo è che il Consorzio di Torre Guaceto percorrerà ogni strada possibile per permettere a Cohiba di tornare a vedere.