Matteo Palma, neo-maturato con il massimo dei voti (100/100 e lode) nell’A.S. 2018-2019 presso il Liceo Musicale “G. Durano” di Brindisi ha collaborato con la prestigiosa casa editrice Treccani per la scrittura (nell’edizione online) di un articolo, facente parte di uno “Speciale” all’insegna dell’eroe della Malesia dal titolo: “Sandokan, che gran giungla di parole!” (consultabile all’indirizzo: http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/speciali/Sandokan/06_Palma.html).

L’ex studente, allievo del prof. Antonio Bagnato, ora iscritto al terzo anno del corso di primo livello di Clarinetto presso il conservatorio “Nino Rota” di Monopoli ha presentato un articolo dal titolo “I fratelli De Angelis e Sandokan, una storia nella storia”.

Il lavoro di Matteo parte da un’analisi della sigla dello sceneggiato televisivo del 1976 che prende il nome dall’eroe eponimo, Sandokan, a nome dei fratelli Guido e Maurizio De Angelis, in arte gli Oliver Onions. Una colonna musicale che, per gli amanti del genere, ha rappresentato una “delle icone dello sceneggiato” (così si esprime Palma). Palma parte dall’analisi musicale del brano, che spazia dall’attenzione dei musicisti ai dettagli e alla ricerca di timbriche e suoni vicini alla cultura indo-malese (o che almeno la possono ricordare): un importante lavoro di ricerca da loro condotta sulle musiche che potessero risaltare le scene topiche dello sceneggiato per consentire all’ascoltatore di immedesimarsi al meglio nel clima che Salgari ha descritto nei suoi romanzi e soprattutto che Sollima ha portato sullo schermo (quando ancora la world music non era neanche stata concepita). Innanzitutto l’ipnotico timbro del sitar (uno strumento a corde pizzicate tipico dell’India), che sottolinea innumerevoli altre scene, in particolare quelle che di azioni condotte di sorpresa. Al sitar si unisce il ritmo percussivo molto incisivo (in determinate scene) e intermezzi strumentali con melodie semplici e prive delle tensioni armoniche convenzionali, nelle quali ogni nota ha lo stesso valore melodico, un po’ come nei modi gregoriani.

Ma passiamo alla seconda parte, all’analisi del testo della sigla (che parte con un’invocazione, “Sandokan”, ripetuto per due volte, che vagamente ricorda l’urlo di un coro gospel a contrassegnare l’importanza del protagonista, eroe indiscusso dello sceneggiato). Lo studente si destreggia benissimo nell’individuazione di “un gioco di epifore”: (“Più crudele è la guerra / e l’uomo sa cos’è la guerra / Caldo e tenero è l’amore / e l’uomo sa cos’è l’amore”), di rime baciate o alternate (salvo i due versi che precedono i refrain, che invece fungono appunto da preludio al ritornello), di spostamento in avanti (come nei titoli dei giornali), di varie strutture retoriche (come la ricorrenza della preposizione verso in fine di frase che lascia continuamente in sospeso l’oggetto, certamente il nome dell’isola, Mompracem e le forti inversioni).

Un bel traguardo, a pochi mesi dalla maturità, per una delle nostre Eccellenze, che testimonia un’indubbia preparazione allo stesso tempo musicale (senz’altro tecnica e di altissimo livello), ma anche linguistico-retorica, che il Liceo brindisino è in grado di dare ai propri studenti. Ad maiora!

Giulia Bruno (IV M Liceo Musicale “G. Durano”)