Stiamo combattendo un mostro che, in qualche modo, abbiamo creato noi stessi con l’inquinamento, i conseguenti cambiamenti climatici e la mancanza di rispetto delle leggi della biosfera.

L’inquinamento che vede come principali protagonisti sia ben 140 mila nuovi composti chimici industriali, presenti attualmente sul mercato, che i prodotti delle combustioni da fossili, determina la dispersione nell’ambiente di una notevole quantità di sostanze mutagene. Sostanze che aumentano notevolmente la probabilità della nascita per mutazione di nuovi virus e di altri nuovi microrganismi.

L’inquinamento, poi, facilita il contagio, cioè la trasmissione, l’attecchimento e la gravità della clinica da coronavirus.

Le polveri sottili funzionano da carrier del virus, come rivela anche uno studio della Società italiana di medicina ambientale (Sima) insieme alle Università di Bari e di Bologna, che hanno esaminato i dati pubblicati sui siti delle Agenzie regionali per la protezione ambientale, incrociandoli con i casi di contagio riportati dalla Protezione Civile.

Le polveri sottili agiscono anche alterando le barriere di difesa delle vie respiratorie.

Un altro meccanismo importante attraverso cui l’inquinamento agisce è l’azione del cosiddetto “Chemical Body Burden” (Il carico corporeo chimico) a cui la popolazione è esposta; questo perché tutte queste sostanze tossiche presenti nelle matrici biologiche della gente (sangue, latte, urine, cordone ombelicale) altera tutti i naturali meccanismi di difesa, compreso il sistema immunitario.

Una delle conseguenze, nelle zone con maggiore inquinamento ambientale, è l’incremento di quello che viene definito RO “erre con zero” del coronavirus. L’RO rappresenta il numero di persone che vengono contagiate dal singolo soggetto infetto. Più è alto, a parità di condizioni, e più velocemente si diffonde l’epidemia. Solo quando l’erre con zero è inferiore ad 1 l’epidemia si arresta da sola.

La natura ci sta comunicando, in modo sempre più forte ed esplicito, che non possiamo continuare con l’attuale modello di sviluppo e con l’attuale stile di vita.

All’inizio ci siamo illusi che producesse un dramma lontano da noi, ma poi lo abbiamo visto dilagare in Italia.

Sono evidenti le lacune di un sistema sanitario negli anni colpito da profondi tagli di ospedali di attrezzature e, soprattutto di personale, ma oggi l’Italia ha deciso di tutelare la salute a scapito di quegli interessi economici che continuano a guidare cinicamente le scelte in altri paesi del mondo.

Dobbiamo fare un plauso agli angeli in camice bianco che mettono a rischio la propria salute e la propria vita per cercare di salvare la vita degli altri. È straordinario il fatto che più di 8.000 medici abbiano risposto al bando per la selezione di 300 professionisti da inviare nelle aree più critiche.

Come al solito, gli italiani nei momenti tragici riscoprono il senso civico e quello di comunità ed anche noi oggi, oltre a rispettare le disposizioni che impediscano contatti e contagi, possiamo fare di più, in primo luogo per migliorare anche a Brindisi presidi essenziali (a cominciare dai DPI dalle mascherine) e di ventilatori che la crescita di contagi e di ricoveri rende necessario.

Attualmente ci risulta che nella provincia di Brindisi siano stati programmati due nuovi reparti ed in particolare uno nell’ospedale Perrino specificamente per covid19 in spazi che erano occupati da oculistica, otorino e dermatologia ed uno nell’ospedale Melli di San Pietro Vernotico. Sono programmati anche 20 nuovi posti di rianimazione in strutture da realizzare accanto all’ospedale Perrino, a cui dovrebbero aggiungersi ulteriori posti di Camberlingo a Francavilla Fontana.

Si colmerebbe parzialmente, tenendo conto degli effetti che l’emergenza coronavirus potrebbe ancor più creare, la cronica carenza di posti letto in rianimazione e in pneumologia a causa dei tagli operati.

È stata fino ad ora preoccupante la carenza di dispositivi essenziali per la tutela degli operatori sanitari e degli stessi ricoverati, a cominciare dalle mascherine, visto che oggi vengono fornite, a quanto pare, un numero insufficiente di mascherine chirurgiche per ognuno e che le ffp2 (non le ffp3 non disponibili) saranno ancora più insufficienti.

Medici, infermieri, ed operatori sanitari in genere sono sottoposti ad un carico di lavoro faticoso, stressante che l’arrivo di nuovo personale e la presenza di operatori covid19 appositamente attrezzati non può affatto lenire. Si pensi soltanto alla difficoltà di offrire garanzie rispetto al contatto quindi al contagio in presenza di asintomatici o sintomatici lievi ed a causa della lentezza ancora presente per avere i risultati dei test sui tamponi attualmente ancora inviate all’istituto zooprofilattico di Foggia.

Legambiente chiede espressamente alle autorità competenti ed in primo al luogo al presidente della Regione Puglia Emiliano ed al Direttore generale dell’Asl BR 1 Pasqualone di accelerare le procedure per l’apertura del laboratorio di analisi per covid19 nell’ex ospedale Di Summa rendendo immediatamente disponibili in misura adeguata tamponi e reagenti, di accelerare ugualmente le procedure per rendere urgentemente disponibili i nuovi posti letto ed in primo luogo quelli di rianimazione.

Il monitoraggio con termoscanner e con tamponi può essere condotto in condizioni di sicurezza in ambienti destinati al pre triage ed anche applicando il sistema adottato in Corea.

Il fermare il contagio e combattere la malattia, però, dipende anche da ognuno di noi per cui invitiamo tutti a rispettare rigorosamente le disposizioni contenute nell’ultimo decreto governativo.

Legambiente sostiene la raccolta di fondi da destinare all’acquisto di mascherine, di respiratori e di monitor parametrici che ha come riferimento l’ospedale Perrino di Brindisi, anche favorendo l’acquisto di respiratori mobili. Legambiente ritiene che ognuno possa partecipare in ragione delle proprie possibilità e per questo chiede anche alle imprese locali e soprattutto a quelle nazionali e multinazionali presenti sul territorio di mostrare concretamente la loro sensibilità con donazioni congrue che consentano al sistema sanitario locale di far fronte ad una emergenza i cui numeri crescono in modo esponenziale. È positivo il fatto che Enel ed Eni abbiano annunciato un impegno in tal senso, ma esso deve concretizzarsi urgentemente in modo significativo, ciò che si chiede anche ad A2a che ha versato 800.000 € da investire giustamente a Brescia.

Legambiente trasmetterà questo documento ai propri soci ed alle associazioni, affinché direttamente e coinvolgendo parenti, amici e simpatizzanti pongano l’ospedale Perrino e l’intero sistema sanitario locale in grado di affrontare l’emergenza in corso e di consolidare nel tempo le strutture preposte alla prevenzione ed alla cura della salute pubblica.