TARANTO DAL CORONAVIRUS PRIVATA DELLE TRADIZIONI DELL’ADDOLORATA E DEI MISTERI. di Franco Presicci *
Per colpa del coronavirus, quest’anno le processioni tradizionali di Taranto, dell’Addolorata e dei Misteri, sono andate anche loro in quarantena.
E naturalmente la gente, non soltanto quella locale, è rimasta delusa, pur rendendosi conto dello stato di necessità. Nella città bimare Pasqua non è Pasqua se le strade del capoluogo jonico il Giovedì e il Venerdì Santi non sono attraversate da quei cortei che si svolgono da secoli e che richiamano spettatori da mezzo mondo. Sono manifestazioni solenni che emozionano un po’ tutti. Non so se per l’occasione nelle case si confezionano ancora i taralli con il pepe o il finocchietto o il peperoncino, e le “scarcedde”: due uova incastonate in una piattaforma di pasta e imprigionate con due strisce a croce, sempre di pasta. Una volta, quando ero un marmocchio, li faceva la nonna e noi rampolli le portavamo al forno, che spandeva profumi nella via parallela alla nostra. E poi tutti, la sera, a vedere i Misteri, che da piazza del Carmine, dall’omonima chiesa, si svolgeva fino alla chiesa di San Francesco, dalla quale tornava indietro. Quest’anno, solo preghiere recitate dall’arcivescovo e trasmesse in “streaming” ai fedeli.
Quel grande fotografo, che è Cataldo Albano, amareggiato a sua volta, ha ripescato nel suo archivio una serie di immagini spettacolari, come sono sempre le sue, e ne ha fatto un video, che dagli appassionati è stato subito accolto con entusiasmo. Un amico mi ha telefonato per dirmi che lo ha visto tre volte, commuovendosi. Non si possono far sfilare questi scatti sul computer senza sentirsi presenti nelle vie della città cara ad Orazio, a Virgilio e a tanti altri poeti e ad artisti del pennello; immersi in quelle fitte ali di folla che assistono al passaggio dei simulacri, accompagnati da “perdùne (confratelli con il volto coperto e i piedi nudi), ”troccolanti”, “mazzieri”, “poste”, monsignori, carabinieri in alta uniforme, cavalieri, esploratori, vigili urbani…
Il video di Albano è un’opera d’arte. Giorni prima le avevo rivissute nella memoria, quelle due processioni, pensando al giornalista e scrupoloso storico di Taranto Nicola Caputo, che ne “L’Anima Incappucciata” le ha raccontate in tutti i loro aspetti, soffermandosi su quella del Venerdì Santo del 1881; accennando a “’u salamelicche”, un saluto “che ogni iscritto alle confraternite è tenuto ad osservare…”; alle leggende create attorno a i Misteri; e alle contese fra le stesse confraternite (“E’ dal 1777 che quella del Carmine vanta il diritto della precedenza nei confronti delle altre; un diritto che oggi è diventato esclusivo, se si considera che a svolgere il pellegrinaggio ai Sepolcri durante la Settimana Santa sono rimasti solo gli incappucciati del Carmine”). Ma questa è storia, che si fa bene leggere, soprattutto come la ricorda Caputo, e io per riguardo ne accenno; ma le immagini di Cataldo Albano i “Misteri” te li portano quasi in casa, a dispetto di quel franco tiratore che sta facendo strage dappertutto.
Un plauso sincero, affettuoso, dal cuore, a Cataldo, che precisa: “Queste foto risalgono a dieci anni fa e le dedico a mio padre”. Michele Annese, già direttore della biblioteca di Crispiano, località in provincia di Taranto, e oggi pilota del giornale “Minerva news”, visto il video, lo ha proiettato in famiglia e lo ha suggerito agli amici. Immagini meravigliose, toccanti: Cristo all’orto, la Colonna, Ecce Homo, la Cascata, il Crocifisso, la Sacra Sindone… Particolarmente struggente Cristo morto. E poi l’Addolorata, che a quel punto ha ritrovato il figlio. S’intuisce la passione con cui Cataldo ha fatto questi scatti. La processione dell’Addolorata, che parte dalla chiesa di San Domenico, nella città vecchia, la sera prima, con al seguito “pesàre”, crociferi, “trono”…, è anch’essa carica d’anni. Secondo alcune testimonianze, si chiama in verità “pellegrinaggio”. “Il termine processione – annota Caputo – appare trascritto per la prima volta sul rendiconto della ‘gara’ tenutasi la sera della domenica delle Palme del 1852”.
Notizie storiche a parte, anche questo corteo suscita un interesse struggente. Al passaggio della Madonna c’è gente che piange o prega o invoca una grazia, supplica, le si affida… E c’è chi fa un passo avanti per offrirsi all’obiettivo fotografico. Albano cattura gli elementi che lo attraggono maggiormente: la cupola, le navate, le tele, gli archi della chiesa del Carmine e le statue, i personaggi che le portano sulle spalle vincendo la stanchezza. Tutto ciò che può rendere l’atmosfera della grande manifestazione. Chi osserva questo video, ripeto, ha l’impressione di trovarsi lì, in piazza del Carmine, in via D’Aquino, in via Anfiteatro, come ha realmente fatto negli anni trascorsi e negli anni più lontani, con i nonni, i genitori e poi con le moglie, i figli, i nipoti.
L’Addolorata e i Misteri sono nel cuore della città. Lo scrittore Giacinto Peluso ha riempito pagine, per raccontarle. E così ha fatto Cesare Giulio Viola. E altri. E le hanno decantate i poeti del passato prossimo e del passato remoto. E in questo video le esalta Albano, che ama Taranto e le sue tradizioni come pochi. Questo è un video da conservare per chi verrà dopo di noi, perché l’autore è un artista vero, un maestro: le sue foto non solo testimoniano la realtà, la fanno vivere, la interpretano, la incarnano. Cataldo Albano è un poeta che si esprime con immagini superlative, straordinarie. Lo ha dimostrato nelle sue mostre al Castello Aragonese di Taranto, su Matera e i suoi sassi, sulla stessa città dei due mari, il Piccolo e il Grande, legati tra loro dal canale navigabile. Questa è una Pasqua particolare, che invita alla meditazione nella sofferenza, nella paura. Questo video tra l’altro ci accomuna nella preghiera e nella speranza che l’anno prossimo, sconfitto il cecchino, tornino le processioni, oltre alla serenità.
Franco Presicci, giornalista e scrittore, è nato nel 1933 a Taranto. Milanese d’adozione, ha lavorato per un’intera carriera come cronista di nera al quotidiano “Il Giorno” di Milano. Giornalista professionista, Presicci è un’istituzione tra i cronisti della cronaca nera milanese. Ha attraversato tutte le stagioni della criminalità, dai tempi dei sequestri e delle bische, fino al terrorismo e alla mafia. Tra gli altri riconoscimenti, nel 2016 gli è stato tributato il Premio alla carriera dal Gruppo cronisti lombardi “per una vita al servizio dell’informazione e del giornalismo”.