È arrivata come una doccia fredda, in piena emergenza coronavirus e quindi in un momento così poco opportuno, la delibera della Giunta regionale dello scorso 10 aprile che approva il nuovo regolamento sull’autismo.

Nuovo regolamento che invece di risolvere le diverse criticità del precedente rischia di accentuarle e di crearne di nuove. Una decisione che inevitabilmente fa sprofondare nel baratro le aspettative riposte da tante famiglie che, nella speranza di poter finalmente cambiare le cose, avevano fornito il proprio contributo in questi due anni attraverso un lavoro intenso fatto di tante audizioni, relazioni e approfondimenti dinanzi alla Terza Commissione consiliare “Sanità” della Regione Puglia; un lavoro che, come già sottolineato dai consiglieri regionali di “Italia in Comune”, Vizzino e Pellegrino, rischia di essere vanificato e svilito, nonostante i correttivi proposti fossero stati approvati all’unanimità dalla stessa Commissione. Un colpo basso, dunque, nei confronti di tante famiglie che da anni combattono una battaglia di civiltà con l’unico fine di garantire maggiori diritti e opportunità per i propri figli. Nessun suggerimento, nessuna proposta è stata accolta dalla Giunta. Ci chiediamo il perché, lo chiediamo in primis al presidente della Terza Commissione, Pino Romano. Queste, a nostro avviso, le maggiori criticità:

Il regolamento non considera il reale fabbisogno esistente nei vari territori; per esempio, per l’intera provincia di Brindisi viene previsto un solo centro diurno, che può prendere in carico 20 ragazzi nella fascia dai 5 ai 18 anni. I dati sulle diagnosi accertate di autismo sul territorio rilevano bisogni 10 volte superiori rispetto a quanto previsto;
il regolamento vorrebbe differenziare le offerte gestionali per evitare possibili monopoli e/o abusi ma di fatto non tiene in nessun conto le accertate professionalità e l’esigenza di continuità riabilitativa da garantire ai ragazzi affetti da spettro autistico, continuità che – secondo le linee guida nazionali – risulta fondamentale per favorire una corretta riabilitazione del soggetto autistico, utile a garantire maggiori autonomie ed un proficuo inserimento nel contesto sociale;
il regolamento non pone – e non se ne comprende il motivo – ai potenziali gestori di moduli o centri socio educativi, che hanno ottenuto o otterranno l’autorizzazione ad operare, un termine ragionevole entro cui devono necessariamente erogare i servizi; tutto ciò a discapito della necessità di favorire percorsi riabilitativi precoci.
Sebbene la Giunta possa decidere in autonomia, crediamo inaccettabile che la Commissione regionale “Sanità”, che ha consolidato in questi due anni l’intenso lavoro fatto con le famiglie e le associazioni, possa subire silenziosamente e passivamente tutto ciò.

Oltre ad aspettarci una presa di posizione forte da parte del presidente Romano, chiediamo, ai sensi della 241/1990, innanzitutto l’annullamento in autotutela della delibera di approvazione del regolamento in parola e un incontro urgente e chiarificatore, anche con modalità a distanza, fra il Presidente Emiliano, il presidente della Terza Commissione e una rappresentanza dei soggetti coinvolti.

Il consulente cittadino alla disabilità

Antonio Calabrese