E’ partita subito nel segno della mobilitazione la campagna dei comitati italiani “Per il Clima, fuori dal Fossile”: il 13 e 14 maggio sono infatti state organizzate varie iniziative in diverse città della Penisola per contestare le assemblee soci di Enel e Eni, i due dei colossi a partecipazione pubblica che con le loro scelte industriali, basate sul fossile e su false produzioni green, sono tra i maggiori responsabili del riscaldamento globale, oltre che della devastazione e del saccheggio di intere comunità e territori in Italia e nel Mondo.

Ricordiamo che a Brindisi opera sia l’ENI con lo stabilimento petrolchimico Versalis, che proprio in questi giorni ha attivato la torcia per eseguire la manutenzione dell’impianto stesso, che ENEL, con la contestatissima megacentrale a carbone Federico II di Cerano.

E’ proprio di ieri la comunicazione di ENEL che continuerà a bruciare carbone fino al 2025 con due gruppi di produzione (4,0 TWh nel 2019) e, pur non riconoscendo il danno ambientale, parla di decarbonizzazione, ma convertendo l’impianto a gas metano, probabilmente col gas del contestatissimo megagasdotto TAP: il metano è combustibile fossile, come il carbone… cosa vuol dire “decarbonizzare”?

La decisione unitaria dei comitati italiani è stata presa il 9 maggio nel corso dell’assemblea nazionale in live stream che di fatto lancia la Campagna nazionale dei comitati italiani impegnati in favore della transizione energetica e contro tutte quelle opere funzionali alla estrazione, al trasporto, alla trasformazione dei combustibili fossili. Tutte opere che, secondo gli ambientalisti, sono ancora oggi considerate strategiche e di pubblica utilità, quando invece dovrebbero essere stralciate immediatamente visto che costituiscono la principale minaccia per il clima e per l’ambiente.

Moltissimi le rappresentanze da tutte le Regioni: dai No TAP di Brindisi, agli studenti della redazione di emergenzaclimatica.it del liceo di Mesagne, ai Zero trivelle delle Marche, del Molise e della Basilicata, ai No Snam di Abruzzo e Molise, ai comitati di Civitavecchia contro le centrali turbogas di Enel , i No Grandi navi di Venezia, a quelli di Taranto contro l’ex ILVA fino e a tanti altri comitati locali ; presenti inoltre i giovani di Friday for Future di varie città. Tanti e di qualità gli interventi che si sono succeduti per tre ore di confronto: oltre a ricordare le numerose vertenze aperte, è stata posta con forza la necessità di bloccare i cantieri delle opere in corso come il TAP, o gli iter per l’autorizzazione di gasdotti, le trivellazioni e le centrali a gas. Per i comitati la crisi provocata dal Coronavirus ha messo in evidenza una volta di più tutte le contraddizioni del sistema capitalista estrattivista. Gli impatti ambientali e sanitari causati dal global warming e dall’inquinamento sono già oggi disastrosi, tardare ancora significa correre verso una catastrofe i cui effetti sarebbero immensamente più devastanti di quelli provocati dalla pandemia. L’uscita dal fossile e non solo dal carbone non è più derogabile!

Dura la critica al Governo e alla politica in generale, perché al di là della propaganda e di blandi palliativi, continuano a sostenere in modo colpevole il modello energetico attuale, ad esempio con ingenti sussidi alle filiere del fossile (20 miliardi all’anno), o con il Piano Energia e Clima che punta alla metanizzazione del Paese relegando in un angolo le rinnovabili e l’efficientamento energetico.

Fuori dal Virus e fuori dal fossile è lo slogan con cui la Campagna si mette in cammino per rafforzare un percorso di convergenza e di lotta coordinata tra molte realtà italiane che vogliono contrastare quelle opere energetiche alteranti il clima, ma che allo stesso tempo intendono impegnarsi in modo concreto per costruire nei territori pratiche alternative efficaci come ad esempio le comunità energetiche a zero emissioni, la riconversione degli edifici e delle produzioni. Un ragionamento che nella piattaforma elaborata dai comitati viene articolato in 9 punti concreti ma di largo respiro. Nella riflessione collettiva infatti è stato posto il tema di come il recupero delle risorse economiche per gli investimenti non deve avvenire attraverso il meccanismo perverso del debito e della finanziarizzazione dell’economia, bensì colpendo le grandi ricchezze e le produzioni nocive E’ da qui che deve partire un riorientamento dell’economia che privilegi assi di intervento strategici e ad alto tasso di occupazione come quello ambientale (riconversione ecologica, sistemazione dei territori, bonifiche dei siti inquinati). Ma anche a favore dei servizi pubblici, a cominciare dalla riqualificazione del sistema sanitario pubblico e dalla implementazione del welfare sociale con il “reddito di quarantena” e altre misure di tutela dei lavoratori precari e delle persone che sono duramente colpite dalla crisi e dalla esclusione. Gli investimenti devono riguardare scuola, ricerca, ed Enti Locali, le istituzioni più prossime alla popolazione ma tra le più tartassate dalle politiche di austerity.

Rete Per il Clima fuori dal Fossile