A quarantadue anni dall’approvazione della Legge 180 nel 1978 il nostro paese vive nuovamente tragici momenti, nel pieno di una pandemia che richiede risposte sanitarie e sociali. Simile è lo stigma verso il contagio infettivo e verso il disturbo mentale, che sarà solo aggravato dall’emergenza socio-sanitaria in atto che condurrà ad una pandemia di disagio psicosociale.

Proprio quarantadue anni fa, in modo lungimirante, il nostro paese mise per primo in luce la crisi dei modelli istituzionali totalitari, manicomiali, alienanti, a vantaggio di una cultura della cura e della prevenzione nella comunità e sul territorio, ripresa e fatta propria dalla Legge 833/1978. Mai visione fu più profetica. Mai promessa fu così feconda per il disagio sociale e sanitario del nostro paese, tanto presente in quegli anni come adesso.

Visione profetica, quella della Legge 180 (cosiddetta Basaglia) che però ha trovato negli anni detrattori o tiepidi amministratori che non ne hanno promosso l’attuazione piena. Oggi finalmente nessuno mette più in discussione i principi della Legge 180, ma assistiamo ancora alla mancata piena attuazione quando i posti letto nei servizi psichiatrici degli ospedali generali sono in numero inferiore allo standard previsto di uno ogni 10mila abitanti, quando registriamo che è ben lontano lo standard di un operatore della salute mentale ogni 1.500 abitanti, quando assistiamo al proliferare di strutture che riproducono sul territorio logiche escludenti e manicomiali, quando siamo ben lontani dall’applicazione del budget di salute nella salute mentale.

Proprio alla luce delle esperienze odierne bisogna promuovere una salute mentale a prevalenza pubblica, investendo nella salute mentale territoriale e nel ruolo centrale dei Centri di Salute Mentale come nucleo del modello di cura basato sulla presa in carico e sulla responsabilizzazione e partecipazione in opposizione ad ogni modello ospedalocentrico e custodialista.

La legge 180, considerata dall’OMS la legislazione più rispettosa dei diritti delle persone con disturbo mentale, deve tornare ad essere ispiratore di una trasformazione delle istituzioni a difesa dei diritti dei più fragili, garantendo adeguato finanziamento e piena applicazione dei suoi principi.

 

Il Segretario Generale

Antonio Macchia