La pandemia da Covid-19, nel territorio brindisino, al netto di alcune emergenze vertenziali affrontate in modalità telematica e con il distanziamento imposto, ha determinato una sorta di tempo sospeso nel dispiegarsi, già faticoso, della contrattazione sociale a tutto tondo, perciò oggi auspichiamo fortemente che la stessa si possa rilanciare, a motivo delle molteplici e persistenti criticità in attesa di essere risolte e ripartendo dalla questione lavoro.
L’iniziativa istituzionale posta in essere, in particolare negli ultimi mesi, dal Prefetto Umberto Guidato è stata come sempre encomiabile e decisiva; ed è anche per questo che siamo convinti di dover ripartire da qui, per riprendere le fila di una concertazione vigorosa che consenta, a tutte le componenti politiche, sociali, professionali, associative, culturali del territorio, di dispiegare le rispettive capacità di rappresentanza e di proposta per lo sviluppo di medio e lungo periodo di Brindisi e dell’intero suo territorio.
Negli Stati generali voluti dal Governo Conte, per definire in modalità condivisa le linee di intervento economico per il rilancio del Paese, dopo la crisi causata appunto dalla pandemia, le componenti che hanno partecipato, comprese le organizzazioni sindacali confederali maggiormente rappresentative, si sono prodigate come sempre nel presentare proposte serie, articolate, inderogabili, che ora lo stesso Governo dovrà portare a sintesi trasformandole in elaborati e progetti esigibili.
Questi ultimi, stando alle migliori intenzioni annunciate, potranno – e per quanto ci riguarda: dovranno! – cambiare in meglio il Paese, partendo dal Mezzogiorno e dai nostri territori, anche mediante l’utilizzo accorto e complessivo della mole finanziamenti europei a disposizione.
Ebbene, riteniamo che proprio lo stesso Governo nazionale debba tornare ad essere il primo interlocutore di Brindisi, a cominciare dal più volte evocato Contratto istituzionale di sviluppo che però abbia come target l’intero territorio e non solo la città capoluogo; come, anche, in ordine al futuro della nostra portualità e, con essa, all’evolversi finora alquanto rallentato del progetto Zone economiche speciali, oltretutto considerando che il nostro territorio annovera aree inserite in entrambe le Zes pugliesi (Adriatica e Ionica).
Ulteriori argomenti che incombono, di valenza nazionale e urgenti, attengono al processo di de/carbonizzazione ed alle ricadute preoccupanti non solo produttive ma anche sociali ed economiche che ne conseguiranno.
Iter, questi, che non potranno essere meramente concepiti come semplici percorsi di sola sostenibilità sebbene ineludibili ma dovranno essere affrontati anche attraverso nuovi processi di programmazione, progettazione ed investimenti; percorsi, questi, orientati a prevenire e a scongiurare ulteriori criticità sociali, dalle conseguenti e insospettabili difficoltà che si potrebbero aggiungere al territorio brindisino, come altrove.
Come appare chiaro, tutto ciò richiede che sia recuperata quella mole di lavoro oggettivamente inibita, come detto, negli ultimi quattro mesi ma che appare ancor più necessario reimpostare senza ulteriori indugi, traguardando un Patto condiviso per lo sviluppo del territorio, una contestuale istituzione di tavoli interministeriali tematici per Brindisi, un impegno forte, in particolare, delle grandi imprese, presenti su questo territorio, per nuovi e rilevanti investimenti produttivi, innovazione, sostenibilità e ricerca, a partire da subito con Enel con la relativa decarbonizzazione, il Porto con l’accelerazione e la realizzazione delle opere previste azzerando la burocrazia e mettendo con tutto ciò al centro il lavoro e la persona, attraverso riqualificazione, formazione, tutele e creazione di occupazione aggiuntiva.
Insomma, se non ora, quando affrontare a livello territoriale concretamente la questione lavoro?
Stiamo uscendo da una crisi economica e sociale tremenda, che ha coinvolto tutti i settori produttivi e senza una programmazione seria di medio e lungo periodo, rischiamo di travolgere persino quanto qui è rimasto.
Serve, perciò, coinvolgere anche gli istituti di credito per favorire liquidità alle imprese e alle famiglie, come pure un deciso snellimento dei processi burocratici in capo alla Pubblica amministrazione e la realizzazione di un vero e proprio parco progetti con il coinvolgimento in particolare delle Autonomie locali e degli Enti strumentali, puntando a rendere il territorio attrattivo per investimenti non solo pubblici ma anche privati.
Sarebbe, perciò, da irresponsabili non immaginare una progettualità condivisa per questo territorio, già ricco di insediamenti produttivi anche di eccellenza, di livello nazionale ed internazionale e potenzialmente esposto, grazie alla sua posizione geografica rispetto anche ai Paesi del Mediterraneo, a possibili e positivi nuovi scenari economici ed infrastrutturali.
Scenari che una volta dotati di reti 5G, potranno competere nel Mondo, con ciò alimentando opportunità di progresso, di inclusione sociale e per quanto riguarda le giovani generazioni di formazione, di cultura, grazie anche al ruolo della Scuola in generale, degli Enti formativi e dell’Università in particolare.
La Puglia, come alcune altre regioni, a settembre sarà impegnata nell’election day e ci piace pensare che le non molte settimane che separano dall’importante appuntamento possano essere colte dalla politica, da tutti i partiti ed anche dai candidati in campo, come opportunità da cogliere per qualificare il dibattito elettorale con proposte esigibili ed impegni da assumere per il territorio.
Insomma, servono confronto, dialogo, contrattazione sociale e che il senso della responsabilità condivisa prevalga su tutto.
Per queste ragioni auspichiamo, anche attraverso la stessa Prefettura, la ripresa di un proficuo confronto sullo sviluppo del territorio, coinvolgendo ed impegnando tutti i soggetti della concertazione.