Avremmo voluto condividere il suggerimento del dottor Lippolis, commissario straordinario di Confindustria Brindisi “Sulla chimica serve più diplomazia”, apparso nei giorni scorsi sulla stampa. La UIL di Brindisi, fin dal primo giorno dell’insediamento dell’attuale Amministrazione cittadina, ha tentato di dialogare con chi non ascolta e rifiuta il confronto. Siamo convinti che le decisioni unilaterali in queste ultime settimane sul caso Versalis non sono adeguate.

L’auto riconoscimento gratificante (ci hanno dato ragione) sull’origine dei dati di monitoraggio ambientale (non ancora ufficiali) rafforza l’idea che la strada per mettere la parola fine ai mille problemi che assillano da anni il nostro territorio è ancora lunga e confusa. Ogni giorno si arricchisce l’interminabile crono storia delle cose da fare per riparare i danni ed il degrado culturale generalizzato con vecchi e nuovi protagonisti che suggeriscono, criticano, rievocano, ricordano fatti, circostanze, proposte, impegni assunti, occasioni mancate, incontri ad altissimo livello istituzionale che assicurano certezze di straordinari cambiamenti rimasti nella quasi totalità sulla carta, fino ad arrivare ai giorni nostri in cui, ancora una volta, la strategia ed il metodo è lo stesso: in nome della collaudata teoria di mettere in discussione e colpevolizzare storici settori economico/produttivi con motivazioni che richiedono attente riflessioni e decisioni responsabili, si rischia di ridimensionarli con effetti per niente vantaggiosi. Sotto tutti i punti di vista. Esempi per avvalorarla ce ne sono a bizzeffe. Qualcuno di buona memoria è andato indietro nel tempo fino agli anni ’90 del secolo scorso quando fu sottoscritto dai massimi rappresentanti del Governo nazionale in carica all’epoca, dalla regione Puglia, fino agli amministratori locali, insieme a tutte le aziende un Protocollo aggiuntivo “sul rilancio e lo sviluppo ecosostenibile del territorio brindisino”. Rimasto, come tanti altri che si sono succeduti nel tempo, nel dimenticatoio.

Oggi si vuole perseguire il cambiamento e lo sviluppo economico/sociale del nostro territorio con la strategia improbabile delle ordinanze sindacali, un metodo adottato ed applicato sulla base di informazioni non ancora ufficializzate. Ed ecco che si ripete la telenovela delle riunioni, si succedono le convocazioni, si sollecitano proposte e progetti e si rinnova il tran tran delle dichiarazioni: la politica nazionale indirizza la strategia, la regione ne assume il coordinamento, i tavoli tecnici si rinnovano, le commissioni regionali formulano proposte, la maggiore Associazione territoriale delle aziende non si sottrae al confronto, pur con qualche distinguo. Occasioni molte volte vissute che ripetono stancamente la sequela di passaggi logorati e senza effetti concreti, all’insegna del dire piuttosto che del fare. È il momento di ripartire! Sarà la volta buona? La UIL non modifica il suo comportamento costruttivo per sostenere le sue motivate ragioni. Da sempre siamo convinti che i cambiamenti per la crescita si possono realizzare in un solo modo: consolidare l’esistente per costruire il futuro attraverso il confronto razionale e produttivo.

Antonio Licchello