Il tavolo tecnico promosso, di recente, da Enel presso la sede brindisina di Confindustria, per illustrare alle organizzazioni sindacali confederali e di categoria, le iniziative di sviluppo e le opportunità del Gruppo nella fase di transizione energetica, ha costituito importante opportunità di conoscenza, innanzitutto dei possibili piani operativi di investimento di Enel Produzione, Enel Green Power, E-Distribuzione ed Enel X e, poi, del progetto di costruzione di una centrale a ciclo combinato, sempre a Brindisi.
Si tratterà di una nuova centrale a turbogas realizzata ex novo a condizione che la stessa Enel partecipi e vinca l’asta nazionale e che vengano rilasciate le relative autorizzazioni.
Il dibattito sviluppatosi in Confindustria ha sollevato, per quanto ci ha riguardato in particolare come Cisl, tutta una serie di quesiti e di perplessità che, ovviamente, sono rimasti tali ma che andranno risolti nei prossimi mesi.
Resta indubbio, tuttavia, che l’intero processo di de/carbonizzazione, di cui Enel ha anticipato l’avvio per quanto attiene alla Centrale a carbone di Brindisi Cerano, in funzione della chiusura completa entro il 2025 e della garanzia contestuale di messa in sicurezza della rete elettrica nazionale, presagisca fin da ora scenari economici e sociali di non poco conto, rispetto ai quali attrezzarsi per farvi fronte senza giungervi impreparati.
La Cisl pone, ad esempio, il tema inderogabile della salvaguardia occupazionale di tutta intera la forza lavoro diretta e indiretta (appalto, indotto) che, impegnata nel sistema produttivo brindisino di Enel consta attualmente di oltre mille unità e, al contempo, quello dell’esigibilità di una mappatura completa delle lavoratrici e dei lavoratori attualmente impegnati, con le relative professionalità, stanti oltretutto le ricadute attuali della mole mensile di stipendi sull’economia brindisina, intesa come città e come territorio.
Infatti, in un contesto di crisi economica conclamata e di pressante nostra richiesta di occupazione aggiuntiva, sarebbe davvero strano se si pensasse solo a processi di riconversione senza immaginare quali effetti sul territorio potrebbero esserci.
E’ del tutto evidente, poi, come tra gli strumenti di garanzia che noi chiediamo di individuare prima possibile, con riferimento non solo ad Enel ma anche tutte le altre realtà produttive presenti sul territorio, in vista dei nuovi processi – di appalto e di indotto compresi – debba figurare un Protocollo di legalità e trasparenza ai fini della prevenzione dell’infiltrazione della criminalità organizzata, già sperimentato in altri territori grazie al prezioso coordinamento delle rispettive Prefetture.
Ciò a garanzia delle tipologie aziendali che andranno previste, degli inquadramenti contrattuali e delle loro effettive esigibilità a cominciare dalla regolarità retributiva e contributiva, al fine di scongiurare qualsivoglia insorgenza di dumping sociale.
Abbiamo preso atto, altresì ma non senza perplessità, di un sistema previsto di gare di appalto consistente in offerte economicamente più vantaggiose, con premialità per tecnici più specializzati, sia pur tenendo conto di una clausola sociale e/o di salvaguardia territoriale che è ancora tutta da approfondire, in relazione anche alle questioni formazione, sicurezza, sostenibilità ambientale, profilazione delle esperienze e delle professionalità dei lavoratori da coinvolgere.