Le Associazioni Forum Ambiente Salute e Sviluppo, Italia Nostra, Legambiente, Medici per l’ambiente, No al carbone, Salute Pubblica e WWF hanno presentato lo scorso 13 agosto le proprie osservazioni – contestazioni tecniche avverso il progetto di realizzazione a Costa Morena di un deposito costiero di GNL nel porto di Brindisi proposto dalla società Edison S.p.A..
Le scriventi associazioni ribadiscono la loro netta contrarietà alla costruzione di detto deposito che priverebbe il porto di Brindisi di una banchina operativa, oltretutto infrastrutturata, causando un gravissimo danno alla portualità. Oltre ad occupare ampi spazi alla radice del piazzale commerciale della banchina questa sarebbe inibita del tutto ad altro uso, precludendo qualsiasi traffico futuro. Senza contare che si punta su un tipo di rifornimento verso il quale i maggiori operatori marittimi nazionali e internazionali dichiarano di non nutrire grande fiducia. Un tale impianto non avrebbe senso neanche come distributore di gnl per automezzi.
Non molti mesi fa venne annunciato con grande enfasi il completamento, con notevole impegno di risorse pubbliche, del raccordo alla rete ferroviaria facendo prefigurare grandi prospettive anche in virtù di un accordo con il Gruppo GTS, operatore del settore. Anche tale accordo fu annunciato in pompa magna dall’Autorità di sistema alla presenza dei vertici del consorzio ASI e di Confindustria. Se quell’ottimismo viene fatto tramontare solo dopo pochi mesi è forse il caso di prendere con la massima cautela del caso ogni altra dichiarazione sullo sviluppo del porto che l’Ente portuale periodicamente rilascia.
Immaginavamo fosse del tutto scontato che l’uso delle aree portuali dovesse essere riservato esclusivamente ad aumentare il traffico, considerando che la sua crescita può incidere significativamente in termini economici non solo sulla vita cittadina ma su quella di un intero territorio. Pensavamo fosse superfluo sottolineare che le aree portuali servono per la movimentazione di persone e delle merci e non per adibirle a depositi di tubi né tanto meno di gas. Non si fa un buon servizio agli interessi del porto e della collettività se si utilizzano dette aree in modo inappropriato non perseguendo finalità prettamente portuali.
Le scriventi associazioni hanno evidenziato l’assenza totale di motivazioni e documentazioni a sostegno della strategicità dell’opera e di uno studio di fattibilità che giustifichi la scelta del sito, ma soprattutto hanno evidenziato che non esiste un procedimento principale in cui inserire l’esame del rapporto di sicurezza ai fini del rilascio del nulla osta di fattibilità (innanzitutto la VIA).
Auspichiamo che prevalga un sano ripensamento per evitare che l’attenzione ad interessi particolari e non a quelli generali procuri ulteriori danni al nostro porto che necessità, invece, di ben altra progettualità e capacità per venire fuori da una grave crisi, anche per non essere costretti a rimettere alla Autorità giudiziaria la valutazione su una scelta arbitraria di un procedimento che non consente la valutazione complessiva dell’impatto e dei rischi dell’impianto sul territorio.