La strana “partita” che si sta giocando nell’ambito dei servizi sociali del Comune di Brindisi tra funzione di “programmazione e controllo”, assegnata agli eletti del popolo e la funzione di “amministrazione attiva” affidata al ruolo del funzionario dell’Ente Locale (riforma Bassanini) se da un lato offre interessanti spunti di riflessione su chi esercita realmente il “potere esecutivo” nella pubblica amministrazione dall’altro invece si rischia che tale incomprensibile dicotomia rischi di far implodere in tutta la sua drammaticità i Servizi sociali e – come già sta avvenendo – si riverberi sui Lavoratori interessati che vivono ormai da troppo tempo una dimensione lavorativa di assoluto precariato e di incertezza occupazionale.


Ma nell’attesa che la suddetta diatriba venga definita al più presto, evitando tutti di finire nella perversa trappola della burocrazia, è necessario provare a cambiare paradigma individuando una gestione associata e pubblica dei servizi sociali e socio sanitari comunali che vedano coinvolti gli Ambiti, la ASL e la Regione Puglia.
In questi anni, si è detto molto e scritto molto sul ruolo cruciale che i servizi sociali rivestono nel contesto attuale al fine di “mantenere la massima coesione sociale” e sulle conseguenze che la precarietà lavorativa dei professionisti che operano sul sociale ha sulle vite personali, ma questo attiene ad una reiterata analisi politica quando invece occorre ormai passare ad una decisa elaborazione politico/decisionale per una nuova fase programmatoria.
Lo stato dell’arte descritto impone, quindi, la necessità di interrogarsi sulle motivazioni per cui negli anni ci sia stata la tendenziale preferenza, da parte degli Enti Locali, di esternalizzare i Servizi Sociali, relegando i Comuni a divenire semplici “committenti” e non più erogatori diretti di fondamentali servizi “core” che erogano prestazioni delicate e complesse a persone particolarmente fragili e vulnerabili.
Per questa ragione, è necessario intercettare le risorse finanziarie disponibili, superando la scarsa capacità di spesa, nell’osservanza dei principi di efficacia ed efficienza in un’ottica universale ovvero nel rispetto dei Livelli Essenziali Prestazionali e dei Livelli Essenziali di Assistenza.
È giunto il momento che si convochi una cabina di regia che veda coinvolti tutti i soggetti Istituzionali preposti (Comuni/Ambiti, Provincia, ASL, Regione e Parti Sociali) per tracciare un’azione prospettica che traguardi – come già sottolineato – una gestione pubblica dei servizi sociali, nelle forme operativamente percorribili già adottate in ambito nazionale, che sia in grado di valorizzare le politiche di welfare territoriale e partecipato e che faccia uscire definitivamente i Lavoratori del sociale dal cono d’ombra dalla condizione di estrema precarietà che sta comportando significative conseguenze per l’identità, per la progettualità, per la famiglia, per lo status sociale e può porli in condizioni di vulnerabilità.
La CGIL Brindisi chiederà alle Istituzioni preposte la convocazione urgente degli “ Stati Generali del Sociale” per traguardare tali obiettivi che non possono più essere disattesi, nella consapevolezza che ora è giunto il momento di cambiare le scelte degli ultimi venti anni sul governo delle politiche sociali.