Quando è stata decisa la sospensione degli spettacoli dal vivo, ci siamo a lungo interrogati sulla necessità e sul senso delle misure prese e su quali strumenti scegliere per manifestare il nostro pensiero: perché per noi la decisione è arrivata come uno schiaffo inaspettato.

La nostra non è, né intende essere in alcun modo, una protesta diffusa e generica contro le misure di prevenzione da adottare né, tantomeno, l’anacronistico tentativo di negare l’esistenza del dramma che noi tutti stiamo vivendo. Il nostro è un atto d’arte, e in quanto tale politico e d’amore, che intende riscrivere la narrazione che fin qui è stata raccontata: i teatri e i luoghi della cultura non sono sacrificabili. Al contrario: dovrebbero essere tutelati e difesi per la loro specificità e per l’enorme capacità di essere luoghi di costruzione e nutrimento costante della comunità. Perché una comunità coesa e cementata riesce a mantenersi responsabile e consapevole e, dunque, unita nella pratica delle misure da adottare per affrontare una situazione emergenziale come quella che attraversiamo. D’altro canto, quando un Governo decide chi per primo debba rinunciare alla propria attività, compie un atto politico, perché ne sancisce la non-necessarietà. Ecco allora l’esigenza di compiere un atto che è si ‘consolatorio’ per noi lavoratori dello spettacolo ma è anche necessario per una comunità che voglia dirsi civile; e lo è ancor più, per le persone che nel lavoro dello spettacolo dal vivo riconoscono uno dei fondamenti della propria identità culturale. Non vogliamo neanche rassegnarci a lasciare campo libero all’idea scellerata di una ‘piattaforma digitale della cultura’. Perché, in un Paese come il nostro che non può e non deve rinunciare all’esercizio di libertà che rappresentano Istruzione, Arte, Cultura nel senso più ampio, crediamo sia un superficiale tentativo di surrogare lo spettacolo dal vivo con una proposta contraria alla natura stessa dell’incontro attore/spettatore. E questa non è una mera questione estetica o etica: è una questione di sopravvivenza, vita/morte, perché una simile scelta non farebbe altro che scavare ulteriormente il solco che divide il nostro complesso, articolato e ricco di creative contraddizioni, mondo dello spettacolo. Non ci è possibile Domenica 1 Novembre aprire al pubblico i Teatri e con responsabilità e serenità accettiamo di lasciarli chiusi. Ma ci è possibile testimoniare l’esercizio della nostra libertà e del nostro lavoro che, all’interno dei teatri continua e continuerà: sempre. Il Teatro Va Sempre Avanti. Per questo vi invitiamo a fare una passeggiata nella Piazza del Teatro di Ceglie Messapica, Domenica 1 Novembre dalle 17.30 e a “prestare” l’orecchio alla nostra ‘maratona teatrale’. Stiamo cercando una strada: sogniamo Teatri Sempre Aperti.

Gli artisti, i tecnici, il personale organizzativo e di sala di:

Armamaxa/Paginebiancheteatro

Burambo’

Compagnia del Sole

Compagnia Licia Lanera

IP Produzioni Impertinenti

Meridiani Perduti

Michele Sinisi

Nasca Teatri di Terra

Nunzia Antonino

Peppo Grassi

Soqquadro Company

Teatro le Forche