Il loro lavoro non si è mai interrotto. Hanno lavorato nell’emergenza e per l’emergenza. Insieme al grande lavoro di medici e infermieri, hanno affrontato il Covid-19 sotto tutti i punti di vista:
sanitario, sociale, economico.
E hanno dovuto farlo molto spesso con la difficoltà di conciliare vita e lavoro, in un momento in cui tutto era fermo, le scuole chiuse e i figli a casa. Stiamo parlando delle tante, tantissime donne che fanno parte dei servizi pubblici.
Nei mesi più terribili della pandemia, a cominciare dal settore sanitario e dell’assistenza sociale il più colpito è stato soprattutto il lavoro femminile. È donna l’occupazione nelle professioni sanitarie, nelle professioni legate all’assistenza, nella grande distribuzione. E infatti il settore più colpito è proprio quello della sanità e dall’assistenza sociale, che comprende ospedali, case di cura, Rsa, con il 70% delle denunce.
L’emergenza Coronavirus ha impattato con le nostre vite. L’epidemia ha accentuato il divario delle disuguaglianze dove persistono fattori di fragilità.
Sotto questo aspetto, potremmo definire l’emergenza sanitaria un rilevatore dei punti deboli di una società, mostrando dove si dovrebbe intervenire per promuovere un contesto più equo, giusto e rispettoso della dignità di tutti. Lo si nota pensando ai danni subiti dai più piccoli e dalla generazione privata di opportunità educative, di relazione e di gioco. Lo si osserva guardando al mondo del lavoro e alle categorie meno protette, o alle famiglie con meno mezzi. Lo si vede anche mettendo a fuoco l’universo femminile.
Le donne, hanno avuto maggiori problemi sul lavoro non solo perché occupate nei settori più colpiti, ma perché si sono spesso fatte carico di compiti aggiuntivi durante il lockdown, si pensi alla chiusura delle scuole, sostituendosi in tanti casi agli insegnanti, o facendosi carico di parenti bisognosi di cura.
Oggi queste donne stanno anche pagando un ritardo, che col tempo rischia di rivelarsi pesante, riguardo ai desideri di maternità in conciliazione con il ruolo di lavoratrici.
Sono proprio le donne ad offrire le risposte giuste alla crisi, le più corrette in termini di comportamenti e di capacità di “resilienza” al presentarsi delle difficoltà, continuando ad offrire uno sguardo positivo e di speranza. Il nostro sistema sanitario garantisca pari opportunità alle donne, lavoratrici con una rete di servizi ed interventi sul territorio.
Il fatto di dover scegliere tra lavoro e figli non è di certo un dilemma piacevole.
Il governo ha pensato ad alcuni incentivi, tra cui il bonus baby-sitting e i congedi parentali straordinari.
Allo stesso tempo però, non sembrano essere delle soluzioni a lungo andare definitive.
Nel periodo di emergenza, le domande per usufruire di tale servizio sono state inferiori a quanto previsto.
Il motivo risiede nel fatto che per molti non è semplice trovare una figura idonea per i propri figli o comunque risulta essere un lusso per pochi.
Pertanto, sarà necessario escogitare nuove misure e garantire supporto alle donne/madri maggiormente esposte a rischio come queste nostre encomiabili lavoratrici del territorio di Brindisi.