Un uomo di 56 anni di Carovigno è rimasto intossicato dopo aver mangiato funghi raccolti in campagna e si è presentato nella notte tra venerdì e sabato all’ospedale di Ostuni con tremori, sudorazione profusa e diarrea.
È stato contattato l’esperto reperibile del Centro di controllo micologico della Asl di Brindisi, Giampaolo Amatori, che ha identificato il fungo. Subito dopo, in collaborazione con il Centro antiveleni di Milano è stata disposta la terapia. “L’uomo – spiega il direttore del Centro micologico, Liborio Rainò – ha scambiato i funghi, le Inocybe, per dei Tricholoma terreum, detti anche morette, e noti localmente come chiodini o cardellicchi. Ci ha raccontato che dopo un paio di ore dall’ingestione dei funghi ha avuto sintomi tipici di una intossicazione. L’Inocybe contiene muscarina che agisce sul sistema nervoso e può provocare deliri e allucinazioni. L’errore sulla specie fungina è un classico di queste intossicazioni perché entrambi i funghi hanno lo stesso habitat e agli occhi di un profano sono uguali. Accade spesso che il raccoglitore occasionale che incappa in una intossicazione, non possedendo alcun tipo di formazione specifica, abbia come riferimenti esclusivamente il ‘sentito dire’ o alcune conoscenze acquisite in ambito privato e familiare”.
Il direttore del Centro micologico invita in questa fase a essere maggiormente responsabili per non gravare sulle strutture già allertate per l’emergenza Covid con interventi che potrebbero essere facilmente evitati. “Insieme alla comparsa dei funghi spontanei – spiega – iniziano a registrarsi i casi di intossicazione legati al loro consumo: nelle ultime settimane sono già quattro i focolai che hanno impegnato i pronto soccorso della provincia con il conseguente intervento dei nostri micologi reperibili, ai fini della determinazione di specie e conseguente supporto all’azione di sanitari. Questi ultimi casi, pur richiedendo una terapia in ambito ospedaliero, hanno avuto un esito favorevole con dimissione degli intossicati. I funghi che hanno determinato i quadri tossici risultano essere stati raccolti in occasione di scampagnate nei boschi, o anche in aree verdi urbane, e consumati in assenza di qualunque tipo di precauzione. Ricordiamo, infatti, che bisogna effettuare una formazione obbligatoria in materia per conseguire il permesso di raccolta, rilasciato dal Comune, e sottoporre i funghi a verifica da parte di un esperto micologo della Asl”.