Brindisi: ma i progetti green per il Recovery Fund? Lettera aperta al Sindaco Rossi.
Sono in arrivo i 196 miliardi del Recovery Fund nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, di cui 73.4 miliardi per la Rivoluzione Green e la Transizione Ecologica. Poi c’è il Just Transition Fund:
si tratta di ulteriori 17,5 miliardi di euro per sostenere le regioni che più dipendono da combustibili inquinanti nella transizione verso la neutralità climatica entro il 2050, come Brindisi. Da questo ammontare non arriveranno investimenti nell’industria fossile e in attività collegate. Poi ci sono gli stanziamenti del Milleproroghe e la legge di bilancio del Governo. E del PNIEC (Piano Nazionale Energia e Clima) e della nuova Strategia nazionale per l’Idrogeno… Non si capisce più quanti soldi stanno arrivando per una transizione veramente green…
Anche se solo il 37% dei fondi europei sono previsti per il Sud e che solo un terzo sono finanziamenti a fondo perduto, mentre i 2/3 sono debiti che stiamo facendo per il nostro futuro e che noi e i nostri figli dovremmo restituire. Perciò, questi fondi europei sono una occasione unica per rilanciare economia, sviluppo e occupazione per il futuro del nostro territorio e per i nostri figli.
Ma quali sono i progetti per Brindisi? Non si conosce ancora il dettaglio. Non ci sarà più la task force di supermanager delle multinazionali energetiche italiane che finora ci hanno inquinato, come ENEL, ENI, SNAM, Edison, ecc., ma sono rimasti i loro progetti. Intanto il PnRR (Recovery Plan) prevede ben 8 miliardi e mezzo per la produzione e distribuzione di rinnovabili, e più di un miliardo è riservato alla produzione di idrogeno. Quanto al capitolo “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”, tre miliardi vanno invece allo sviluppo dei collegamenti sull’ultimo miglio portuale per lo sviluppo della logistica integrata. Ci saranno perciò risorse per l’elettrificazione delle banchine, per circa un miliardo, e poco meno (0,72) per apportare migliorie di capacità e accessibilità a diversi porti come Napoli, Gioia Tauro, La Spezia, Livorno e altri, oltre alla nuova diga foranea per lo scalo di Genova e il rafforzamento della piattaforma logistica per Trieste. Non c’è traccia del porto di Brindisi.
A Brindisi non abbiamo europarlamentari, ne parlamentari, ne assessori regionali, ne sindaci che sostengono veramente gli interessi della nostra città e del Salento.
I progetti per spendere questi miliardi li hanno scritti per noi ENEL, ENI, SNAM, A2A, Edison, che sono quelli che finora ci hanno inquinato e che ci inquineranno ancora, ma promettono di inquinarci un po’ di meno.
E intanto a Brindisi si litiga dove fare il deposito GNL di Edison (gas fossile) con eventuale banchinamento, si parla dell’ istanza dell’Autorità Portuale per “dragare i fondali interessati da sversamenti di sostanze inquinanti (dove però sono stati trovati reperti archeologici), e della realizzazione di un enorme colmata di cemento con escavazione fino a 27 metri”. Si propone la conversione della centrale A2A Brindisi Nord e della centrale ENEL Federico II di Cerano col gas metano di TAP (gas fossile). La centrale ENEL di Cerano è uno dei più importanti tra i 23 siti energetici nazionali in dismissione: per alcuni di questi si sono trovate soluzioni transitorie: la centrale di La Spezia verrà utilizzata come deposito doganale, movimentazione e stoccaggio container; la centrale di Carpi come polo logistico; quella di Trino Vercellese, utilizzata come parco con un laboratorio di ricerca e una stazione ricarica per automotive e infine quella di Alessandria come parco dedicato a sport estremi con 5 aree tematiche. E Brindisi?
E nessuno parla più delle torce del PETROLchimico ENI Versalis di questi giorni con emissioni non controllate di benzene e toluene (gas fossili). Il Consigliere Amati vuole la regolarizzazione del “piano Case” per Torre Rossa, dove i 400 abitanti sono rimasti senza acqua persino nei pozzi per gli emungimenti della falda fatta da SNAM per il gasdotto TAP, e si parla delle compensazioni briciole di 25 milioni di TAP, dopo aver provocato il disastro al Bosco del Tramazzone e considerando le emissioni fuggitive di metano altamente climalterante del gasdotto TAP/SNAM e del progetto prioritario del nuovo megagasdotto Brindisi-Massafra di interconnessione alla Rete Adriatica SNAM.
Le raccomandazioni IPCC per fermare le emissioni di CO2 e metano climalterante in emergenza climatica non interessano a nessuno a Brindisi. E’ tutto “necessario per la transizione della decarbonizzazione”, parole del Sindaco Riccardo Rossi.
E il MIlleproroghe proroga i permessi di prospezione e ricerca di idrocarburi: ricordiamo il campo Aquila2 e tutte le concessioni di fronte alle coste brindisine, e nella legge di bilancio c’è addirittura un piano di aiuti economici alla raffinerie.
E nessuna notizia sulla bonifica di Micorosa, il più grande SIN d’Europa, dove ancora giacciono tombati pericolosissimi rifiuti industriali e che ha visto l’assegnazione dell’appalto, con l’incredibile ribasso del 74%, affidamento poi revocato per infiltramenti mafiosi, lasciando il sito senza interventi di messa in sicurezza, mentre le mareggiate stanno corrodendo l’involucro, e rischia di produrre un disastro ambientale irrimediabile nel parco delle Saline dove nidificano i fenicotteri rosa.
Vediamo questi giorni l’interrogazione parlamentare contro la conversione a gas di Cerano e contro il deposito GNL di Costa Morena, firmati da Rossella Muroni di Roma e di Erasmo Palazzotto di Palermo, tutti e due non di Brindisi.
E vediamo invece le dichiarazioni assurde della CGIL di Brindisi di Antonio Macchia che fa ancora confusione tra idrogeno green e idrogeno blu (ricavato dal metano con emissioni di CO2), che parla di biogas per alimentare centrali a biomasse da scarti animali e vegetali (sempre metano con liberazione di CO2).
C’ è una grande confusione: gas metano o biogas, nella combustione per produrre idrogeno detto blu, emette CO2 e non si rispettano le direttive europee in termini di riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030. Esiste l’idrogeno verde ricavato per elettrolisi dall’acqua.
L’idrogeno si può produrre rinnovabile o verde solo se l’energia che alimenta gli elettrolizzatori è rinnovabile, cioè solare o eolico, e si ricava dall’acqua. Mentre è blu, cioè non sostenibile, se si produce con fonti di energie fossili e dal metano, scindendo CH4 in H2 col residuo di CH2, che combinandosi con l’aria, produce CO2 in eguale quantità.
E dove sarà smaltita questa ulteriore produzione di CO2? In un fantomatico impianto di CCS (Carbon Capture & Storage) progettato a Ravenna dall’ENI al modico prezzo di 12 miliardi: cioè, per produrre idrogeno, usiamo l’energia del metano (CH4 che produce CO2) per alimentare l’elettrolisi, che poi scinde il metano (CH4) in idrogeno e CO2, che andremo poi a portare con camion o navi a Ravenna, producendo ulteriori emissioni di CO2. E a Ravenna nasconderanno la CO2 prodotta nei vecchi giacimenti sottomarini di gas e petrolio, mettendoci un tappo sopra. Ravenna è zona sismica e tale tecnologia non è mai stata sperimentata prima al mondo, e non è economica, visto che è stata bocciata persino dalla Corte dei Conti Europea, perché considerata non conveniente… E pensare che l’idrogeno (H2) si può ricavare dall’H2O, dall’acqua, senza emissioni di carbonio… Siamo all’assurdo per giustificare l’industria del gas e TAP.
Tutti questi progetti energetici previsti per Brindisi, costosissimi, avranno una bassissima ricaduta occupazionale, saranno provvisori per la transizione dal fossile, sono ancora ad alta emissione di CO2 e ci indebiteremo per questi progetti per i prossimi decenni. Il vecchio che avanza. Ma che senso ha?
Le nostre proposte del Recovery Fund per Brindisi:
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Chiudere e bonificare la centrale ENEL di Brindisi Sud Cerano: ma ENEL di Brindisi non doveva chiudere già alcuni gruppi a gennaio 2021?
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No a qualsiasi conversione a gas della centrale A2A Brindisi Nord e di ENEL Cerano Brindisi Sud e a nuovi depositi GNL di Edison. No agli impianti di compostaggio anaerobico per il biogas (vedi progetti a Erchie e a Brindisi). No a nuovi megagasdotti e infrastrutture a gas fossile. Basta fossili da subito.
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Bonificare subito il SIN di Micorosa.
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Creare una Hydrogen Valley (progetti previsti e finanziabili nella nuova Strategia Nazionale sull’Idrogeno) a Costa Morena come ecosistema verde di produzione, immagazzinamento e distribuzione di idrogeno verde e riqualificazione ed elettrificazione del sistema portuale, come è in fase di realizzazione nel porto di Civitavecchia (dove si trova la centrale ENEL gemella di Cerano). Fare impianti di rifornimento di idrogeno per camion, treni, navi , auto come previsto dalla Strategia Nazionale. Convertendo poi in megafotovoltaico aree industriali come i 60 ettari occupati dalla centrale di Cerano, i 60 ettari della centrale Brindisi Nord, i 60 ettari del SIN Micorosa bonificato, e centinaia di ettari dismessi da ENI nell’area del petrolchimico, si potrebbe produrre una potenza installata di 300-500 MW per alimentare gli elettrolizzatori per trasformare l’acqua marina demineralizzata in idrogeno verde, da usare anche come combustibile rinnovabile per stabilizzare la rete elettrica nazionale. Si risparmierebbero così anche i sussidi ambientalmente dannosi del capacity market alle industrie oil&gas.
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Non “Brindisi capitale del gas”, ma “Brindisi capitale green dell’idrogeno”.
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Ricerca e Sviluppo: finanziare alla Cittadella enti come CNR ENEA, per lo sviluppo di elettrolizzatori e tecnologie verdi per l’idrogeno. E pensare che alla Cittadella, l’Università del Salento aprirà il nuovo corso di laurea in “Sviluppo sostenibile e cambiamenti climatici”.
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Investire nelle aziende meccaniche in crisi dell’indotto dell’industria aereospaziale di Leonardo e convertirle alla produzione di elettrolizzatori, industria totalmente assente in Italia
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Creare la Grande Foresta Orientale, un polmone verde nella fascia costiera a sud di Brindisi, adiacente alla Hydrogen Valley di Costa Morena fino a Cerano, che ingloba la zona archeologica di Punta delle Terrare, Punta della Contessa e Saline e il Bosco di Cerano.
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Stimolare la creazione di comunità energetiche con uno sportello informativo al Comune per conseguire l’obiettivo 7 dell’Agenda 2030 per garantire a tutti l’accesso all’energia a un prezzo accessibile. E’ stato infatti esteso a giugno 2022 il bonus e il Superbonus al 110%, altra voce di peso all’interno del Recovery Plan: 22,4 miliardi in totale per gli incentivi all’efficientamento energetico. Una vera occasione per noi cittadini e per il Comune.
Questi sono solo alcuni dei progetti sostenibili e veramente green che possono essere realizzati nel breve e medio termine, se appoggiati dal Comune e dalla Provincia di Brindisi, tutti progetti con una grande ricaduta occupazionale sul territorio e un’impronta importante in tema di riconversione ambientale ed emergenza climatica. Basterebbe una visione più green del futuro della nostra città da parte della politica e delle istituzioni.
Redazione di emergenzaclimatica.it
Movimento No TAP/SNAM della Provincia di Brindisi
Cobas Brindisi
Rete Legalità per il Clima