L’innovazione tecnologica e la telemedicina possono contribuire a migliorare la qualità delle prestazioni sanitarie. E’ nato con questo obiettivo TeleHomeCare, il progetto di telemonitoraggio della Asl di Brindisi, attivato in via sperimentale a Ceglie Messapica nel mese di ottobre del 2015 e successivamente esteso a tutta la provincia.

Nella prima fase della pandemia, da marzo a maggio il servizio di telemedicina è stato impiegato anche nella gestione e monitoraggio dei pazienti ricoverati nelle strutture post Covid di Ceglie Messapica, Mesagne e Cisternino e nelle residenze sanitarie in cui si sono verificati contagi. Il telemonitoraggio viene utilizzato attualmente negli ospedali di Brindisi e Ostuni, nonché nel domicilio dei pazienti seguiti dalle Unità speciali di continuità assistenziale (Usca).

I destinatari del servizio di telemedicina – spiega il direttore di Distretto Franco Galasso, responsabile scientifico di TeleHomeCare – sono i pazienti affetti da patologie croniche come broncopneumopatia cronica ostruttiva, scompenso cardiaco e diabete, in fase di instabilità clinica, mentre gli attori del progetto sono i medici di medicina generale, gli specialisti, gli infermieri dell’Adi, i caregiver e i familiari. I pazienti, selezionati e inquadrati secondo il livello di fragilità, vengono seguiti dai propri medici di famiglia attraverso il telemonitoraggio dei parametri vitali con l’utilizzo di device H@H, Hospital at Home, in grado di rilevare temperatura corporea, frequenza cardiaca, pressione arteriosa, attività elettrica del cuore e saturazione di ossigeno”.

Complessivamente nei tre anni di sperimentazione (ottobre 2015 – settembre 2018), sono stati arruolati 308 pazienti: 73 affetti da Bpco, 93 da scompenso cardiaco e 142 da diabete, con un tempo medio di monitoraggio per paziente di 25 giorni.

L’invecchiamento della popolazione, il cambiamento dei bisogni di salute e, in ultimo, l’emergenza Covid – aggiunge il direttore generale della Asl, Giuseppe Pasqualone – rappresentano una prova impegnativa per il Servizio sanitario e per la medicina del territorio. L’implementazione dei servizi di telemedicina è una sfida organizzativa importante per il miglioramento della gestione di molti pazienti nel nuovo rapporto ospedale-territorio”.

Sulla base dei risultati ottenuti a Ceglie Messapica – prosegue Galasso – la sperimentazione è stata estesa all’intero territorio della Asl: alle 11 apparecchiature già utilizzate se ne sono aggiunte 52 carrellabili e 96 portatili, con una gara aggiudicata a un’azienda che si occupa anche di movimentazione, assistenza informatica e sanificazione dei dispositivi. Dal mese di luglio 2019 fino a febbraio 2020 sono stati presi in carico 88 pazienti e nel contempo è stato attivato nel Pta di Ceglie Messapica il Centro servizi telemonitoraggio che garantisce la realizzazione di una rete di collegamento stabile e continua con tutta la platea di pazienti e medici. I dati affluiscono al Centro che funge da collettore, trasmette tempestivamente al medico di famiglia i valori fuori soglia e si accerta tramite contatto telefonico o sms che siano stati letti”.

Un’ulteriore estensione del servizio riguarda, come già detto, la gestione domiciliare da parte delle Usca dei pazienti affetti da Covid in forma lieve o moderata. “La presenza di un infermiere nelle Usca – continua Galasso – ha consentito nel mese di novembre l’esecuzione, a favore di persone affette da Covid in isolamento domiciliare, di una serie di prestazioni come prelievi, trasfusioni e medicazioni, oltre all’attivazione del telemonitoraggio per pazienti più problematici con la consegna a domicilio e l’addestramento all’uso dei dispositivi. L’iniziativa – conclude – è stata proposta come supporto tecnologico dell’attività già strutturata di assistenza domiciliare: i risultati clinici hanno evidenziato un miglior controllo della patologia attraverso il monitoraggio dei parametri vitali che ha permesso di modificare il trattamento farmacologico e ottimizzare la gestione clinica. Evitare un ricovero e ridurre le giornate di degenza porta a liberare risorse, ma soprattutto a un vantaggio per il paziente”.