WEDDING E SALE RICEVIMENTO, VENTOLA (FDI): IL COMPARTO E’ IN GINOCCHIO, MA LA REGIONE PUGLIA PUO’ FARE LA PROPRIA PARTE.
IO HO PROPOSTO: RIDUZIONE TARI E IMU, REDDITO DI DIGNITA’ PER I LAVORATORI
“Ridurre la Tari e l’IMU, con contributi regionali ai Comuni, e utilizzare il Reddito di Dignità per aiutare i lavoratori del comparto wedding rimasti senza lavoro. Sono queste le proposte concrete e realizzabili che ho presentato questa mattina in Commissione regionale dove abbiamo affrontato la pesante crisi del comparto insieme al presidente nazionale di ASSOEVENTI (Confindustria), Michele Boccardi.
“L’85% degli eventi (matrimoni, comunioni, battesimi eccetera) sono stati annullati, con una perdita di fatturato del 95% per le sale ricevimento, non di molto inferiore quelli delle aziende del comparto (fotografi, negozi di abiti da sposa e ricevimento, fiorai, service, musicisti, wedding planner). Un comparto che ha subito, forse, uno dei danni economici più consistenti a causa del Covid, perché – come ha ben spiegato Michele Boccardi – il comparto non è un semplice ristorante che pu? definire aperture e chiusure in breve tempo, ma ha una programmazione annuale-biennale e un’organizzazione di sei mesi. Per questo riaprire – come dispone il DPCM – il prossimo 5 marzo non significa ritornare al lavoro: sono tantissime le coppie che hanno disdetto il ricevimento previsto nei prossimi mesi primaverili, proprio per l’incertezza che aleggia sulle riaperture.
“Tutto questo rappresenta un macigno su quello che è un comparto fiore all’occhiello della Puglia: non dobbiamo infatti dimenticare che molti artisti, attori, manager internazionali hanno scelto le nostre strutture per celebrare le proprie nozze. Il fermo non si traduce in stop ai costi fissi e alle tasse, senza contare il danno degli addetti ai lavori, molti dei quali sono stagionali e nel 2020 non hanno accumulato giornate lavorative utili per avere la Naspi: siamo di fronte a persone oggi senza lavoro e senza alcun sostegno economico.
“Non ci sfugge che il problema abbia, chiaramente, un risvolto nazionale-europeo e riguarda chiaramente anche i codici ATECO, e non ha nessuna logica che questo comparto non abbia un codice identificativo che consenta di rientrare nei ristori previsti dai vari decreti, ma sono convinto che come Regione Puglia possiamo e dobbiamo fare la nostra parte: penso alle misure del Reddito di Dignità per aiutare i lavoratori del comparto o a contributi straordinari (nelle pieghe degli avanzi di bilancio) da destinare ai Comuni perché possano ridurre la TARI o l’IMU alle sale ricevimento ricadenti nel proprio territorio”.