Il tema del riconoscimento di maggiori forme di autonomia alle Regioni a statuto ordinario, ai sensi del co.3 art.116 della Carta Costituzionale, si è imposto al centro del dibattito a seguito delle iniziative intraprese da diverse regioni a partire dal 2017.
A fronte di tali iniziative, si è risposto con altre numerosissime contrarie, al fine di allontanare il rischio di perdere l’unitarietà di intenti in alcuni settori strategici come istruzione, sanità e ambiente, dando vita potenzialmente a 20 sistemi scolastici e sanitari diversi, 20 normative differenti di tutela del lavoro e dell’ambiente, in un contesto, quello del paese Italia, che narra, già strutturalmente, tra regioni, storie differenti!
In questo periodo, l’emergenza epidemiologica sta facendo venire a galla i problemi mai risolti del nostro Paese.
Inoltre, il cattivo esempio del presidente della Regione Puglia con le sue ordinanze, che hanno confuso ruoli e funzioni, ha dato potere alle singole famiglie , consentendogli di scegliere e di decidere se far frequentare, o meno, in presenza a scuola, i propri figli. Ciò ha dato origine ad un vulnus istituzionale che sostanzialmente, nei fatti, è un’attuazione di autonomia differenziata perché, con lo scopo di tutelare i cittadini, di fatto si cerca di esercitare poteri che non rientrano nella propria sfera di competenza.
Questo male si sta propagando!
Così, sempre più, rileviamo che tanti sindaci emettono ordinanze di chiusura di scuole e/o di plessi, per causa di forza maggiore, e, contemporaneamente, dispongono le modalità con cui bisogna fare didattica quando tale funzione è di esclusiva competenza delle istituzioni scolastiche nel pieno possesso dell’autonomia didattica, organizzativa di sperimentazione e sviluppo già esigibile dal lontano 1999 all’interno del più ampio sistema delle autonomie. I sindaci, che ordinano alle scuole di utilizzare la Didattica Digitale Integrata, sorvolano, o non conoscono, il fatto che tale strumento è utilizzabile solo per l’emergenza epidemiologica (vedasi l’art.1 del CCNI specifico).
Così, tali sindaci non solo non considerano i ruoli istituzionali, di cui proprio loro dovrebbero essere garanti, ma non rispettano tutti gli operatori scolastici, le loro professionalità: dai dirigenti scolastici ai collaboratori scolastici, che hanno operato ed operano, con tutte le loro forze e con tutto il loro cuore, per il bene della Scuola, per le professionalità insite in essa e per lo sviluppo del successo formativo degli studenti, delle loro personalità e potenzialità.
FLC CGIL Brindisi
Fulvio Rubino