L’8 giugno 2020, in un tavolo convocato dalla Prefettura dopo l’ennesima sfiammata di Versalis, in coincidenza della quale un cattivo odore aveva invaso la città e fatto schizzare le concentrazioni del benzene nelle centraline che lo rilevano e le polveri PM10 ad oltre 200 g/m3 a Torchiarolo, si erano assunti degli impegni: quello di “Arpa Puglia di elaborare e presentare un progetto di ammodernamento e consolidamento del sistema di monitoraggio ambientale, l’attivazione di un tavolo politico con le aziende del settore industriale insediate nel territorio, un Osservatorio che vada ad integrare la normale e costante interlocuzione esistente a livello sindacale, al fine di valutare le attività di manutenzione e di efficientamento dei cicli produttivi esistenti, strategici per l’economia e per la tenuta occupazionale”.
Questo è quanto ha ricordato la CGIL in questi giorni dopo l’ultima sfiammata dell’impianto il 28 scorso attribuito ad un blocco della fornitura di energia elettrica.
Il Sindaco Rossi, dopo aver sentito i vertici dell’azienda e dell’ARPA, ha informato la popolazione della sua perplessità circa l’esistenza di “procedure robuste” per la gestione di tali eventi dal momento che, se vi fossero, impedirebbero il ripetersi di tali sfiammate. Eventi che senza la predisposizione di una rete di monitoraggio della qualità dell’aria intorno allo stabilimento è comunque impossibile controllare nella loro portata reale. Si apprende inoltre dal Sindaco che il Comune si è giustamente opposto, nella conferenza dei servizi al Ministero dell’Ambiente tenutasi i primi di dicembre scorso per il rinnovo dell’AIA a Versalis, all’ipotesi sostenuta dal rappresentante del Ministero di non includere la rete di monitoraggio nelle prescrizioni dell’AIA, ma di lasciarne l’adozione ad un protocollo successivo da redigere entro sei mesi.
Un’ipotesi non condivisibile anche alla luce dei dati epidemiologici sfavorevoli che lo stesso Sindaco ha ribadito in conferenza dei servizi derivanti dallo studio Forastiere che la Regione Puglia rese pubblico il 4 luglio 2017 ma che, ricordiamo, contiene dati fermi al 2013. Così come ricordiamo anche che è ancora senza risposta la domanda che quel 4 luglio si rivolse dal pubblico all’ARESS sul fatto che la ricerca si fosse prefissa in premessa di studiare le gravidanze abortive ma che nei risultati della stessa i relativi dati fossero assenti. Sarebbe utile conoscere anche quali risultati ha finora prodotto il registro regionale sulle malformazioni neonatali a Brindisi. Alla sua istituzione la legge regionale prevedeva un rapporto periodico delle attività. Sarebbe bene, pertanto, che il Comune esigesse l’aggiornamento dello studio Forastiere ai nostri giorni e la pubblicazione di dati aggiornati sulla salute materno-infantile in città, indicatori che a differenza dei tumori possono esprimere gli effetti di esposizioni più vicine nel tempo alle variazioni della qualità dell’aria.
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