“Borri accetti di confrontarsi piuttosto che offendere. Riconoscerò la mia ignoranza, molto probabile, alla condizione che egli riconosca la propria ipocrisia.
Borri non può giudicare le costruzioni altrui, mettendosi sempre dalla parte della giuria e senza risolvere i problemi della povera gente, mentre a Selva di Fasano ha chiesto e ottenuto un permesso di costruire per una villa in area ad alto pregio paesaggistico, cosa che avrebbe criticato se fosse stata di un altro essere umano, lasciandola vergognosamente alla condizione di rudere in stato di degrado e abbandono”.
Lo dichiara il presidente della commissione regionale Bilancio e Programmazione, Fabiano Amati, commentando le parole offensive rivoltegli dell’assessore comunale all’urbanistica del Comune di Brindisi Dino Borri, durante il Consiglio comunale di venerdì 26 febbraio.
“Vorrei ricordare – prosegue Amati – che la norma per gli allacci all’acqua e alla fogna nelle contrade oggetto di piano di recupero in variante, approvato dalla giunta Vendola su proposta dell’assessore Barbanente, l’ho scritta e proposta io, ottenendo l’approvazione del Consiglio regionale, mentre a Brindisi si cincischiava e magari si aspettava il colera. E vorrei inoltre ricordare che i poveri cittadini delle contrade sono costretti a togliersi il cappello dinanzi alla burocrazia comunale per ricevere l’attestazione di sanabilità, necessaria per consentire ad Aqp di realizzare gli allacci”.
“Sentire poi che le contrade, e in particolare Torre Rossa, sorgono in area a rischio idraulico, per cui non è possibile autorizzare un aumento volumetrico perché le ville e le persone possono finire sott’acqua – sottolinea ancora il consigliere regionale – significa non sapere, cioè ignorare, che il carico volumetrico è già presente e che le persone già vivono in quelle case. Per cui il problema è accelerare sulle opere di mitigazione e non pontificare sugli aumenti volumetrici. Se Borri fosse coerente con il suo dire dovrebbe attivare l’immediato sgombero delle case e il successivo abbattimento, perché – ripeto – le persone già vivono in quel quartiere. Se la sente? È facile mettersi sul pulpito, strumentalizzare il rischio idraulico come se in quelle case non abitasse nessuno, e poi evitare di essere conseguenti e coerenti”.
“Infine: sarei ignorante perché, a dire di Borri, starei proponendo l’applicazione dell’articolo 36 del Testo unico dell’edilizia (c.d. doppia conformità), in virtù della sentenza della Corte costituzionale n. 107 del 2017”, sostiene Amati. “Non sarebbe meglio studiare le leggi e le carte prima di parlare? Io certamente sono ignorante, ma secondo Borri sono tutti ignoranti i componenti di quel collegio giudicante, e cioè Grossi, Criscuolo, Lattanzi, Carosi, Cartabia, Morelli, Coraggio, Amato, Sciarra, De Pretis, Zanon, Modugno, Barbera (relatore) e Prosperetti? Suvvia cerchiamo di essere seri. Non si può contrapporre alle norme e alle sentenze, che io cito con rigore, un concentrato di patafisica, aneddotica e dissipazione di parole: è un metodo, questo, contro la logica scientifica, sulla cui scia tento di preservare la mia biografia intellettuale, coltivando però sempre la virtù del dubbio e del limite”.
“Ma a parte ciò, trovo stupefacente che vi sia un’amministrazione comunale impegnata solo a giudicare le proposte altrui, peraltro bocciandole sempre, senza mai preoccuparsi di avanzare una proposta per risolvere un problema”, rimarca. “Una serie infinita di verbi coniugati al futuro – faremo, vedremo, lavoreremo, solleciteremo – senza mai assumersi la responsabilità di una decisione concreta e magari farsi coinvolgere dalle sofferenze umane, preferendo sempre il ruolo della ricca sinistra che odia il popolo, quella alla quale, come avrebbe detto Flaiano, molti di noi non aderiscono perché non se lo possono permettere. Io ignorante? Molto probabile. Ma spero – conclude – che Borri voglia spiegarmelo di persona in commissione comunale urbanistica – con alla mano leggi, sentenze e umanità – ove qualche consigliere ha già chiesto di udirci. Resto in attesa”.