Giovani, donne, precari

I numeri dell’Istat sul 2020 fotografano l’impatto dell’emergenza sanitaria: da febbraio 2020 persi 426mila posti. La fascia d’età 25-49 anni e i lavoratori a tempo, le fasce più danneggiate. 

da febbraio 2020, data di inizio dell’emergenza sanitaria, a dicembre 2020, l’occupazione è calata di ben 426mila posti. A pagare il conto più salato  sono state le donne    Crolla l’occupazione femminile e quella giovanile
Il secondo campanello d’allarme è il dato di dicembre 2020. In un mese sono andati in fumo 101mila posti, essenzialmente donne (-99mila unità), e quasi interamente giovani e under50. Il tasso di disoccupazione giovanile è tornato a sfiorare il 30%, siamo al 29,7%, agli ultimi posti nell’area Euro. In un anno (dicembre 2020 su dicembre 2019) l’occupazione è scesa di 444mila unità, di cui 312mila sono donne. A dicembre il tasso di disoccupazione generale è risalito al 9% (anche qui l’Italia è in fondo alle classifiche internazionali) e l’inattività è schizzata di nuovo su: in un mese +42mila unità, sull’anno +482mila. In questi numeri ci sono moltissimi scoraggiati.

Il precariato e la disoccupazione siano diventati, poco a poco, i due grandi mali insanabili della nostra società. 

Questa realtà – che viene raccontata prevalentemente attraverso i numeri dei tagli al personale. Aspetto lavorativo che non rende instabile solo la situazione economica, ma mina anche lo stato psicologico delle persone. Perché non possono emanciparsi e costruire una propria realtà, ma si ritrovano a vivere forzatamente in una sorta di realtà sospesa’. I giovani si trovano a volte in condizioni comparabili all’indigenza, con conseguente frustrazione e perdita dell’identità sociale; quasi sempre, quando hanno un lavoro, sono comunque sottopagati, le donne al contempo prive di autonomia economico/gestionale/familiare…succubi.

Insomma, il precariato minaccia non solo la società e il benessere materiale, ma anche la salute di giovani italiani e donne.. Per i più attenti, le parole dell’Ordine non sono una vera e propria novità.  «Lo status economico, il genere, l’esclusione sociale in particolare dal mercato del lavoro influiscono sul benessere psicologico – commentava l’Istat -; 

Una condizione di precariato lavorativo non rende instabile solo la situazione economica, ma mina anche lo stato psicologico delle persone. Perché non possono emanciparsi costruire una propria realtà, ma si ritrovano a vivere forzatamente in una sorta di ‘realtà sospesa’ e perdita dell’identità sociale.


Una stringente, urgente questione di epidemia instabile occupazionale di tristezza a cui porre rimedio subito.

 

FPCGILBRINDISI  DI CHIARA CLEOPAZZO