TUMORE AL POLMONE: PERCHÉ NON SI VOGLIONO SALVARE VITE UMANE CON LO SCREENING? Maurizio Portaluri, Sipontina Zerulo
Nel 2017 i decessi per tumori al polmone in Puglia sono stati 1426 nei maschi (721 con età inferiore ai 74 anni) e 385 nelle donne (214 con età inferiore ai 74 anni) (1).
Nel 2018, date le criticità epidemiologiche correlate a tumore al polmone, riscontrate in città come Taranto, Brindisi, Manfredonia e Lecce, abbiamo proposto che le autorità sanitarie pugliesi procedessero ad uno screening di tale neoplasia, sostenuti anche dall’analisi di studi e dalle prassi avviate in UK e in Giappone, in aree con evidenze simili a quelle sopracitate. In questo intervento proponiamo una sintesi della proposta del 2018 ed elenchiamo, alla luce di fatti intercorsi dal 2018 ad oggi, gli argomenti per i quali riteniamo che uno screening delle persone a rischio di tumore polmonare sia necessario.
La nostra proposta del 2018 (2)
La nostra proposta muoveva da alcuni – allora recenti – studi scientifici come quello italiano dell’Università di Udine e dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine, il cui articolo è stato pubblicato sulla rivista International Journal of Epidemiology (3) e relativo a soggetti esposti all’amianto.
La ricerca era partita da un precedente lavoro del 2002, che aveva dimostrato come lo screening con TAC spirale identificasse un certo numero di tumori polmonari in stadio iniziale, potenzialmente curabili. Gli autori del suddetto studio, hanno confrontato la mortalità dei partecipanti, con quella di un campione di soggetti che non hanno partecipato allo screening. Dal follow-up di queste persone – dal 2002 al 2011- si è appreso come il rischio di mortalità per cancro del polmone, relativa al primo gruppo, si fosse ridotta del 59% rispetto a quella del confronto. Sebbene tale riduzione non sia del tutto attribuibile ad un beneficio dello screening, tuttavia un’associazione è plausibilmente sostenibile.
Oltre a quanto già considerato, altri studi eseguiti antecedentemente, hanno dimostrato come la diagnosi anticipata con TAC spirale, riducesse del 20% la mortalità causata dai tumori al polmone nei forti fumatori. Ne è un esempio, lo studio pubblicato l’11 ottobre 2018, sull’International Journal Radiation Biology a firma di Taheshi Nawa (4), il quale ha riportato un interessante screening di popolazione nella città giapponese di Hitachi, città che conta circa 180.000 abitanti e la presenza di alcune miniere, oltre la famosa industria Hitachi, che tratta la produzione di materiale riguardante l’elettronica, l’autotrazione e l’energia nucleare.
Per la città il tumore al polmone rappresentava un “serio problema per la popolazione lavorativa”. Per questo motivo negli anni “90 fu avviato un primo screening con TAC del torace rivolto agli ex dipendenti e alle loro mogli. Successivamente lo screening fu esteso, su base volontaria, a tutti i residenti, attraverso l’uso di apparecchiature TAC mobili, raggiungendo nel 2006, il 30% della popolazione-target.
Su 26000 persone, sottoposte a controllo TAC, sono stati individuati 203 pazienti con tumore al polmone. Il 90% dei quali in vita dopo 5 anni.
Inoltre, gli autori hanno dimostrato che dopo 4 e 8 anni, dall’introduzione dello screening, la mortalità per tumore al polmone, nella popolazione di Hitachi, si è ridotta di circa il 25% soprattutto tra i non fumatori.