“L’8 marzo del 1991, 30 anni fa, Il Corriere della Sera titolava in prima pagina: ‘Diecimila profughi all’assalto. Brindisi invasa da una marea di disperati’.

Quello che nel resto del Paese sembrava una ‘guerra’, per noi pugliesi è stata sin dai primissimi sbarchi la più grande opportunità di dimostrare che non solo si pu? accogliere, ma essere un esempio di integrazione. Oggi difficilmente un pugliese considera ‘straniero’ un cittadino albanese, cos? come accadde anche allora. Da soli, e lasciati soli dal Governo nazionale, abbiamo in quel 1991 dato da mangiare, da vestire, da dormire a centinaia di migliaia di cittadini del Paese delle Aquile.

“Ma non ci siamo limitati a questo: nel corso degli anni abbiamo saputo – come Regione Puglia – creare un ponte di cooperazione e sviluppo che oggi prevede addirittura un’‘invasione al contrario’. Tanti nostri ragazzi studiano infatti medicina a Tirana, tanti nostri commercianti fanno affari con i Paesi dell’Est via Albania, tanti imprenditori hanno insediato le loro aziende dall’altra parte dell’Adriatico. Perché oltre l’accoglienza e il buonismo c’è stata la buona pratica politica che ha consentito non solo che il migrante albanese si sentisse parte del nostro territorio, ma che l’Albania possa essere per il proprio popolo una Nazione dove restare e non dalla quale scappare.

“Al tempo stesso, sarebbe per? sbagliato e inopportuno se oggi paragonassimo quei flussi migratori a quelli provenienti dall’Africa e dall’ Oriente: per questo ricordare quello che accadde 30 anni fa in Puglia, deve essere l’occasione per rafforzare i rapporti socio-economici con l’Albania e non per strumentalizzazioni ideologiche.

“L’auspicio quindi è che il Consiglio regionale della Puglia oggi ricordi e scriva una BELLA PAGINA di cooperazione, nella ricorrenza di quell’evento, senza scivolare nella propaganda e in strumentalizzazioni di sorta che non renderebbero giustizia alla Storia, e al passato, al presente e al futuro di popoli e persone”.