Il movimento No Tap/Snam di Brindisi risponde alle considerazioni di Snam per dire che le bugie hanno le gambe corte che proviamo a smontare ancora di più con numeri e fatti allamano.
E’ ovvio che esiste una rete nazionale del gas, se no come arriverebbe il gas nei paesi di San Vito, Latiano, Mesagne?
La cosa che non si dice che a Matagiola c’è solo un “tubicino” Brindisi – Palagiano da 18 pollici e 450 mm di diametro (come si vede nella mappa di Matagiola presa dalla VIA per l’interconnessione TAP), mentre il gas di TAP arriva con l’interconnessione TAP con un 56 pollici da 1400 mm a 75 bar di pressione.
E meno male che ne arriva poco di gas: 1 miliardo di metri cubi in 4 mesi soddisfa il fabbisogno di 400.000 abitanti per 4 mesi, quanti ne ha la sola provincia di Brindisi, l’1.4% del consumo nazionale di gas.
E a regime TAP assicura che saranno 7 i miliardi di metri cubi l’anno di gas forniti all’Italia, appena sufficienti per il consumo di 700.000 abitanti, praticamente la sola Provincia di Lecce ne ha 777.000 di abitanti. Dubitiamo che resti del gas di TAP che “risalgono quindi la Penisola”.
E se “Snam è già in grado di garantire una piena interconnessione con TAP e l’accesso del gas nel sistema italiano”, non ci spieghiamo perché vuole realizzare il “potenziamento infrastrutturale” con il nuovo gasdotto Matagiola – Massafra da 48 pollici, del tratto Biccari – San Salvo e Larini – Chieti, del nuovo tratto Foligno – Sulmona che passerebbe tra le macerie della terremotata Norcia, del tratto Sulmona – Sestino e del nuovo PRT di Sulmona, visto che SNAM stessa prevede nel suo Piano Decennale una riduzione dei consumi di gas al 2030 da 70 a 62 miliardi di metri cubi l’anno (il 10%) e queste nuove tratte saranno pronte solo nel 2028?
E proprio nella seduta della Commissione Europea sulla PCI List, dove siamo personalmente intervenuti come stakeholders della Commissione Europea, sono stati presentati oltre 60 nuovi progetti di gas in entrata o all’interno dell’Europa tra metano e GNL, un’offerta esagerata, per cui l’Europa non ha certo bisogno del “potenziamento” di TAP.
E basta con la storia che i gasdotti SNAM sono 100% hydrogen-ready secondo lo standard ASME B31.12, perché l’idrogeno, secondo la Strategia Nazionale sull’Idrogeno, sarà principalmente prodotto nelle Green Hydrogen Valley e consumato localmente e SNAM ha testato sinora solo una miscela col 5% di idrogeno su un piccolo gasdotto in Lombardia.
L’interconnessione TAP Melendugno – Brindisi è costata 300 milioni di euro e altrettanto costerà il Matagiola – Massafra e sono spese che ci ritroviamo noi tutti in bolletta sotto la voce “Costi di Trasporto”: con il 10% del consumo del gas nazionale, come farà SNAM a farci risparmiare, come più volte dichiarato da TAP, almeno il 10% in bolletta?
E come può verificare ognuno sul sito transparency.entsog.eu, dove le TSO (aziende di trasporto gas) devono dichiarare alla UE le quantità di gas giornaliere che entrano o escono dall’Europa con le relative tariffe, mentre il gas che entra da Tarvisio, cioè dall’Austria, costa 0.012 € per Euro/(kWh/h)/d, come quello in entrata da Passo Gries (dalla Svizzera), e in Austria costa addirittura 0.007 €, il gas di TAP in uscita da Melendugno costa 0.08 per Euro/(kWh/h)/d: cioè il 700% in più.
Come facciamo ad avere così risparmi in bolletta o pensare di esportarlo in Europa?
Ricordiamo che SNAM possiede il 20% delle azioni di TAP-AG e che SNAM è posseduta al 33% da Cassa Depositi e Prestiti (ente pubblico) che investe i risparmi dei libretti postali degli italiani.
E i nostri risparmi vengono così sperperati da SNAM in opere inutili, costose e dannose?
Rif: