Con la proposta del nuovo “Piano di Azione di contrasto contro la Xylella” presentato dal servizio fitosanitario regionale, la Regione Puglia vorrebbe imporre interventi obbligatori di diserbo/aratura su tutto il territorio regionale e di trattamenti fitosanitari (insetticidi neonicotinoidi) nella vasta zona di contenimento, pericolosi per l’ambiente, l’entomofauna (api e altri insetti impollinatori), le stesse produzioni agricole e la salute umana. Tutto ciò in aperto contrasto con la nuova Strategia Europea della Biodiversità 2030.

A nulla potranno valere le rassicurazioni dell’Assessore all’Ambiente Maraschio sul fatto che sarà consentito l’uso di ” bio-pesticidi autorizzati e di prodotti naturali, che hanno dimostrato efficacia nelle sperimentazioni “, trattandosi comunque di insetticidi che incideranno drammaticamente sulla biodiversità.


A più di 7 anni dall’inizio della cosiddetta “emergenza xylella” la Regione Puglia continua ad ignorare le evidenze scientifiche che individuano in una serie complessa di fattori le cause del disseccamento  degli olivi in Salento (da ultimo lo studio di Nuti & al), ignora tutte le pratiche di recupero degli oliveti disseccati e continua ad affidarsi ad un gruppo di potere accademico (i laboratori “Selge” e Donato Boscia, responsabile della sede di Bari IPSP-CNR) pieno di contraddizioni e conflitti di interesse.

In questi anni, l’obiettivo dichiarato della lotta ad un batterio, il cui ruolo non risulta ancora chiarito, ed al suo presunto “vettore”, la Sputacchina,  ha celato una guerra al patrimonio degli olivi monumentali, che si vorrebbe sostituire con impianti super-intensivi di specie brevettate (il brevetto della fs17 è dello stesso istituto di Boscia). 

E’ lo stesso Ministero dell’Ambiente che nel Catalogo dei Sussidi Ambientali, classifica i finanziamenti “per il rilancio del settore olivicolo nelle aree colpite da Xylella fastidiosa” come SAD, “sussidio ambientalmente dannoso”. 

Infatti tali incentivi, volti a sostituire le colture olivicole originali, con nuovi impianti super-intensivi di Leccino e Favolosa in zona infetta, favorirebbero “una riduzione di diversità di specie esponendo le stesse a nuove epidemie in futuro”, mentre “l’obiettivo dovrebbe essere quello di diversificare in termini genetici per minimizzare il rischio futuro”.

L’obbligo di trattamenti fitosanitari, unitamente all’espianto di piante il più delle volte sane, senza un solo sintomo di disseccamento, e ai finanziamenti SAD per reimpianti super-intensivi con varità brevettate può essere definito con un solo nome: ECOCIDIO

Pertanto diverse associazioni e gruppi di agricoltori invocano un cambio di passo e inviano una lettera al Presidente Emiliano ed agli assessori competenti in cui si chiede non solo di rinunciare all’uso dei pesticidi (di qualunque tipo, anche “bio”!), ma di riesaminare tutte le politiche attuate in relazione al fenomeno del disseccamento, per scongiurare l’ennesimo disastro ecologico ai danni della nostra regione.

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Primi firmatari:

Comitato Ulivivo

Cosate Valle d’Itria

F.l.a.i.c.a. – CUB Coordinamento regionale Puglia

Terra d’Egnazia APS

Fondazione di partecipazione delle buone pratiche

Comitato “per la Tutela delle Coste Monopoli”

Comitato “per la Tutela del Territorio Area Metropolitana di Bari”

APS Masseria dei Monelli /Ortocircuito

Azienda agricola biologica Giulia Costanza Colucci “Fatafarina”

ConsumAttori

Associazione Regen ETS

Rete legalità per il Clima

Movimento No TAP/SNAM della provincia di Brindisi

Redazione di emergenzaclimatica.it