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Left Brindisi:Ancora sui collegamenti con l’aeroporto di Brindisi

Torniamo su questo che ci sembra un problema troppo sottovalutato. Il collegamento con il nostro aeroporto ha del paradosso. Brindisi è già beneficiaria di un finanziamento di 40 milioni per la realizzazione del collegamento aeroporto ferrovia, denominato progetto Shuttle. Le opere sono solo da cantierizzare.

C’è il finanziamento, c’è il progetto, c’è la ditta che deve realizzare i lavori e che a breve li inizierà con il vincolo di finirli nel 2023.

Per arrivare  al progetto dello Shuttle, qualche anno fa, fu fatta  una analisi costi benefici preliminare che scartava categoricamente la scelta di un  collegamento ferrovia-aeroporto con linea dedicata. Erano troppo alti  i costi di gestione (il rapporto tra costi di gestione metrobus e ferrovia è di 1 a 3), la costruzione costituiva un grande  impatto ambientale verso l’oasi di Cillarese, i volumi di traffico calcolati erano di appena 34 persone a corsa, il  che non giustificava l’utilizzo di un treno.

E’ evidente che i due progetti sono l’uno alternativo all’altro. 

Cosa è cambiato rispetto ad allora? È possibile che una giunta che si considera a parole ambientalista convinta e militante di fronte a tale situazione non prenda posizione?

Cosa è cambiato rispetto al passato  quando un finanziamento poteva bastare a mettere da parte le problematiche ambientali?  Per qualsiasi opera che riguarda il mare e il porto si alzano barriere e se ne blocca la realizzazione mentre per il territorio e la campagna (altrettanto importanti quanto il mare) ci si adegua e in silenzio si subiscono scelte decise altrove come sono quelle regionali e quelle delle ferrovie! Viene da pensare che si è ambientalisti solo in funzione del nemico, mere questioni ideologiche, desuete e superate, che non considerano che parlare di salvaguardia ambientale ormai significa fare  un bilancio economico esteso nel tempo sul ciclo vita delle opere e la loro funzionalità.

O si fa il collegamento denominato Shuttle o si realizza una linea ferroviaria dedicata. Non ha alcun senso realizzarli entrambi. Tutto questo accadrebbe  in un posto normale ed una amministrazione farebbe una scelta, assumendosene la responsabilità.

Ma che cosa si fa a Brindisi? Si realizzano entrambi. 

E’ inutile, non ce n’è per nessuno, abbiamo dei fuoriclasse che ci amministrano. Hanno trovato il modo più sicuro perché nessuno dei due collegamenti funzioni, perché sicuramente la Regione che dovrà gestirli, dopo i primi tempi non potrà accollarsi tali costi per volumi di traffico così risicati.

Ma c’è di più. 

Si sapeva che la realizzazione del raccordo ferroviario dedicato era già stato in parte finanziato dal Cipe per circa 60 milioni. Oggi invece abbiamo letto che questi soldi risultano essere ascritti al piano di ripresa  e resilienza nazionale. Una beffa!

Ma non c’è nessuno in città capace di alzare la voce per riuscire a reindirizzare le risorse in modo che il territorio possa trarne effettivamente beneficio?

Cosa ce ne faremo di due collegamenti  ferrovia-aeroporto per 34 persone a corsa? È questo un modo corretto di utilizzare i finanziamenti dell’Europa per pensare al post pandemia?

Spenderemo in totale 120 milioni di euro, quadruplichiamo ipotetici costi di gestione e sconquassiamo le campagne a ridosso dell’Oasi del Cillarese ipotecando qualsiasi futuro di sviluppo agricolo e qualsiasi futuro di sviluppo a fini turistici della riserva faunistica. 

Ma non sarebbe molto più producente rivendicare e realizzare una linea a doppio binario Brindisi Taranto per unire i due mari,i due porti e le due aree industriali con incluse Zes e zone franche?

Sul serio qualcuno può pensare che  realizzare un collegamento da Taranto all’aeroporto per qualche passeggero che vorrà avventurarsi a viaggiare a binario unico per prendere l’aereo possa costituire volano per l’economia?

Oppure qualche buontempone dell’attuale giunta comunale pensa che realizzando un collegamento ferroviario tra Taranto e l’aeroporto di Brindisi si blocchino i finanziamenti già destinati al potenziamento e alla fruizione civile dell’aeroporto di Grottaglie? Ma c’è qualcuno che è in grado di ragionare in termini di costi e benefici per il territorio e per l’ambiente (che non è solo quello da salvaguardare nella zona industriale o nel porto) oltre che per un uso razionale e rigoroso delle risorse pubbliche? Si parla tanto di turismo lento e di infrastrutture necessarie e utili per uno sviluppo ecosostenibile, a che serve allora realizzarne di inutili, costose e da pesante impatto ambientale per anticipare solo di qualche minuto il raggiungimento dell’aeroporto. E tutto questo è compatibile con i nuovi strumenti urbanistici a cui si sta pensando?

Aspettiamo risposte da chi in materia ha il compito di  dire con coerenza e competenza qualche parola. Ci rivolgiamo pertanto al prof. Dino Borri assessore all’urbanistica e alla prof.ssa Barbanente incaricata di adeguare al PPTR l’attuale piano regolatore della città.

 

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Il coordinamento cittadino

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