Nel contesto del Settore Elettrico Brindisi ha sempre rappresentato un polo strategico a livello nazionale.
Noi riteniamo che l’esperienza maturata in questo territorio nel settore non possa essere dispersa, pertanto ricordiamo sempre che all’interno degli obiettivi del PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima), che prevede l’uscita dal carbone per il 2025, vi è l’esigenza di tenere in debita considerazione gli aspetti di sostenibilità sociale e occupazionale oltre agli aspetti/obiettivi di tutela ambientale all’interno di uno sviluppo sostenibile.
Per questo è necessario ribadire che, nell’ambito della transizione energetica, il percorso da sviluppare è rivolto ad una “giusta transizione” dove il prezzo non sia pagato solo dai lavoratori e dalle lavoratrici.
In Italia è stato deciso di accelerare la transizione dai combustibili tradizionali alle fonti rinnovabili, percorrendo la strada del graduale abbandono della generazione elettrica a carbone entro il 2025, con un primo step di analisi al 2023, favorendo lo sviluppo delle rinnovabili e, per una parte residua, utilizzando il gas.
Su questo il PNIEC è molto chiaro: affronta i nodi e indica le soluzioni per procedere alla dismissione del carbone.
Lo sviluppo delle rinnovabili e degli accumuli, da solo, al 2025 non riuscirà a garantire l’uscita dal carbone.
Sul tema, spesso, si confonde e allora vale la pena chiarire che non spetta a Terna la programmazione energetica del Paese: Terna dà pareri sulla compatibilità della chiusura di un impianto, applica regole e sviluppa procedure definite dall’autorità o dalla legge.
Nel frattempo il Governo, con Decreto ministeriale 28 giugno 2019, dà una risposta importante a garanzia della copertura del fabbisogno elettrico italiano, individuato da Terna sulla base di una previsione di lungo periodo, da aggiornare annualmente e introduce il mercato della capacità il cui obiettivo unico è quello di rispondere “alla necessità di assicurare l’adeguatezza del sistema con procedure che massimizzano i benefici per il sistema elettrico nazionale e privilegiano la capacità dotata dei necessari requisiti ambientali e di flessibilità”.
Per concretizzare questa transizione bisogna sviluppare una programmazione con conseguente realizzazione degli impianti sostitutivi e di tutte le infrastrutture necessarie, così come previsto nel PNIEC e quindi: generazione rinnovabile, generazione flessibile, reti elettriche e sistemi di accumulo da realizzare nei prossimi anni.
La progressione contemporanea delle due linee di indirizzo è necessaria per poter cogliere il risultato in condizioni di assoluta sicurezza ed economicità della fornitura di energia elettrica, progressione che dovrà vedere l’indispensabile sviluppo delle fonti rinnovabili (principalmente eolica e fotovoltaica) di per sé non programmabili e intermittenti, la chiusura definitiva del carbone a fronte di 3GW di nuova capacità a gas, nuovi sistemi di accumulo per 3 GW nelle aree centro-sud, sud e isole (6 GW al 2030) necessari alla stabilizzazione del sistema elettrico.
In questo quadro si inserisce il recupero del polo energetico di Brindisi che deve prevedere la produzione dell’energia elettrica con lo sviluppo di rinnovabili (principalmente fotovoltaico), l’analisi della possibilità di sviluppo eolico (anche off shore), la realizzazione di alcuni impianti a gas per realizzare l’uscita dal carbone (vedi il progetto ENEL).
Però, per il recupero oggettivo dell’occupazione che si perderà rispetto all’assetto attuale, tutto ciò non basta e bisogna prevedere su Brindisi anche lo sviluppo di un polo di produzione del vettore idrogeno (che ha senso se l’idrogeno verrà prodotto con energia elettrica da overproduction di energia rinnovabile).
Ma questo ancora non è sufficiente: dovremmo tutti impegnarci affinché si riesca a promuovere lo sviluppo della filiera industriale legata alle rinnovabili e al risparmio energetico.
Solo così potremo garantire, in questa importante realtà che tanto ha dato in termini di produzione elettrica all’Italia, lo sviluppo complessivo della filiera elettrica, necessario al fine di realizzare una giusta transizione e assicurare uno sviluppo sostenibile che tenga assieme rispetto per l’ambiente e occupazione.
A questo punto, anche noi ci associamo alle grida di allarme affinché, pur mantenendo la doverosa accuratezza nell’analisi, si semplifichino e si accelerino le procedure legate alle autorizzazioni, in quanto le lungaggini e le incertezze allontanano gli investimenti, rischiando così la beffa di non centrare gli obiettivi del 2025 e, conseguentemente, di restare nella situazione attuale.
Con il rischio, ad un certo punto, di veder chiudere la centrale perché gli impianti a gas (che dovranno garantire il fabbisogno elettrico mitigando anche l’effetto intermittente delle fonti rinnovabili) saranno stati realizzati da qualche altra parte.
La conseguenza sarebbe la perdita effettiva di tutta l’occupazione: noi a questo ci opporremo in tutti i modi.
Da qui nasce il nostro impegno costante per tener alta l’attenzione sul polo di Brindisi e individuare le possibili soluzioni atte a risolvere la situazione che si è determinata.
Amedeo Testa