Potenziare asili nido e servizi per l’infanzia significa non solo dare più opportunità educative alle bambine e ai bambini, riducendo le disuguaglianze sociali e territoriali, ma anche favorire concretamente l’occupazione femminile.
È un investimento strategico che costituisce una componente rilevante anche nel nostro Recovery Plan”
Sono le parole del Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, alla presentazione del fondo Asili nido con cui vengono stanziati 750 milioni di euro destinati agli enti locali che presenteranno progetti di potenziamento delle strutture entro il 20 maggio. Il Comune di Brindisi non solo non potenzierà alcun servizio ma, con una giravolta senza senso, decide di disfarsi anche degli asili nido comunali che costituiscono un fiore all’occhiello della nostra città per strutture e competenza del personale le cui performance virtuose hanno contribuito a tenere alto anche il livello degli ottimi servizi privati presenti sul territorio.
C’è da constatare, purtroppo, che la dismissione dei sevizi comunali rappresenta solo l’apice di un indirizzo politico completamente indifferente alle esigenze delle famiglie e inconsapevole circa l’importanza dell’assistenza all’infanzia, soprattutto in una città come nostra dove persiste, non solo un profondo gap strutturale riguardo l’occupazione femminile, ma anche un deficit culturale che esprime un fattore di rischio cui la scolarizzazione precoce può mettere un argine concreto.
Già a gennaio 2020, infatti, la Giunta comunale aveva provato ad alzare le rette a metà dell’anno educativo, tipo di provvedimento dichiarato illegittimo da una sentenza del Consiglio di Stato del 2012, fermata solo dall’emergeza sanitaria che ha portato alla sospensione di tutti i servizi educativi fino a giugno e, mentre altrove strutture pubbliche e private riaprivano tempestivamente prorogando addirittura il servizio fino a luglio, le famiglie del capoluogo hanno dovuto attendere l’ultima settimana di settembre nell’incertezza, tra graduatorie d’ammissione e tariffe non pubblicate, prima della riapertura.
La privatizzazione dei nostri nidi arriva dopo un percorso che ne ha mortificato il valore e le professionalità operanti all’interno di essi con grande apprezzamento dei genitori: si tratta di una scelta politica miope e dannosa che poco riguarda la situazione di bilancio ma da cui si evince l’incapacità di leggere un tessuto sociale, oggi più che mai, bisognoso di tutele nelle sue fasce di popolazione più debole, quelle che verosimilmente rischieranno di essere tagliate fuori da questo nuovo assetto.
Assistiamo con riluttanza, da un lato, all’inamissibile indifferenza di chi dovrebbe tutelare i principi delle pari opportunità per donne e bambini, dall’altro, ad una stucchevole propaganda fine a se stessa, fatta di proclami e tagli di nastri: viene da chiedersi se le paladine delle panchine rosse lo sanno che spesso un bambino all’asilo nido equivale ad un bambino sottratto a situazioni di degrado per parte della giornata, se lo sanno che un bambino all’asilo nido significa consentire alla sua mamma di trovare o mantenere un’occupazione, e se lo sanno che l’indipendenza economica di una donna può fare la differenza tra rimanere accanto ad un compagno violento o scegliere di andarsene. Altro che panchine rosse! Fa specie constatare che l’assessore posta a guida del servizio sia una donna che, non solo non tutela le parti più fragili della città, ma annuncia l’azione pilatesca del Comune come fosse un provvedimento eccellente, nel grottesco tentativo di smentire il piano strategico del Governo, le statistiche sulle diseguaglianze e il comune buon senso.
Brindisi ha perso l’ennesimo servizio funzionante e virtuoso: dopo le piscine e le farmacie comunali, un altro gioiello della nostra comunità sta per essere svenduto tradendo quel patto con il futuro su cui amministratori precedenti avevano investito garantendo ai piccoli brindisini spazi e persone per diventare cittadini migliori.
Coordinamento cittadino Forza Italia Brindisi