L’emergenza sanitaria ha reso ancora più drammatica la situazione economica ed occupazionale della città di Brindisi. 

Gli interventi-tampone dello Stato e della Regione Puglia sono serviti a rispondere almeno in parte dall’esigenza primaria di garantire la sopravvivenza di migliaia di famiglie, ma esiste la piena consapevolezza che questo territorio ben presto dovrà tornare a marciare con le proprie gambe.

Dalle drammatiche statistiche lanciate dal sole 24 ore, in questi giorni, saranno migliaia e migliaia le imprese che in Italia chiuderanno, e la maggior parte riguarderà il Sud, Puglia e Brindisi compresa.

Tutto questo, pertanto, richiede politiche ben definite ed una precisa volontà di agevolare la ripresa delle imprese locali, con conseguenti ritorni per la manodopera del posto, che sono questi che fanno girare l’economia locale, che pagano le tasse a Brindisi, che ristrutturano o ampliano le loro aziende ed uffici, comprando – investendo  sul territorio, “Non nel centro Nord Italia”, o magari di grandi strutture o insediamenti che hanno beneficiato di agevolazioni sia locali regionali o nazzionali, nel passato recente, ed in barba alle convenzioni, ne approfittano per cambiare, senza tener conto delle realtà locali e dei sacrifici che hanno fatto per stare sul mercato le imprese locali.

In questo ambito, preoccupa non poco quanto sta accadendo con la grande committenza (e non solo industriale), ma nell’ambito del commercio e dei servizi.

Bene le recenti iniziative di Confindustria e sindacati con il “Metodo Brindisi”. Ma ora bisogna chiudere fare presto in tutti i settori.

Pur nel rispetto delle normative vigenti, le imprese locali non vengono in alcun modo tutelate e si procede sempre di più con la semplice logica del massimo ribasso, o di unico appaltatore o di altre metodi per posizionare-agevolare  soli i grossi, che poi, nelle realtà locali non sono nemmeno presenti o attrezzati.

Il che determina, come è facilmente immaginabile, minori tutele per la manodopera brindisina, condizioni peggiori in tema di sicurezza sul lavoro e la progressiva scomparsa delle imprese locali. 

Gli impegni assunti in più occasioni sui “tavoli” promossi dalla Prefettura sono stati puntualmente disattesi e la conferma giunge dalle tante situazioni in cui gli appalti storicamente concessi ad aziende brindisine adesso sono prede prelibate per imprese che arrivano da ogni parte d’Italia.

E il problema non è solo per gli imprenditori. Accade sempre più spesso, infatti, che la forza-lavoro non venga completamente tutelata attraverso lo strumento della clausola sociale, visto che spesso si perdono diritti acquisiti, ore lavorative ed altri vantaggi salariali, con l’applicazione di contratti non riconosciuti, dalle sigle sindacali maggiormente rappresentative, non evidenziati nelle procedure di avvisi pubblici, peggio ancora tra privati, dove poi grazie al lavoro dei sindacati di far rispettare quanto risulta mancante nelle procedure e negli affidamenti. Ma questo penso sia ormai riduttivo per gli stessi sindacati, se non si va oltre.

Oggi come non mai, pertanto, si rende necessario un intervento diretto del sindaco di Brindisi Riccardo Rossi che, proprio grazie alla sua funzione, ma anche il coinvolgimento dei Consiglieri Regionali,  sia nelle condizioni di far valere le ragioni del nostro territorio, delle sue imprese e dei suoi lavoratori, prima che sia troppo tardi.

 

Raffaele Iaia – commissario cittadino di Puglia Popolare