La notizia riguardante la convocazione di un incontro, promosso dal Vice ministro allo Sviluppo Economico Alessandra Todde, per affrontare la vertenza-Dema, rappresenta certamente un elemento positivo perché dimostra la volontà del Governo di affrontare il problema per tentare di risolvere una questione che tiene con il fiato sospeso centinaia di lavoratori degli stabilimenti di Brindisi e di Somma Vesuviana dell’azienda aeronautica. 


Ciò non toglie, però, che al gruppo Dema sarà necessario chiedere di elaborare un piano industriale che non si basi solo sull’odioso sistema delle ‘scatole cinesi’. 
Come è noto, infatti, nel 2018 ci fu il fallimento della GSE e il Tribunale di Brindisi cedette l’azienda alla DCM, una società costituita ad hoc, che cedette un ramo di azienda alla DAR (anche questa di nuova costituzione). Il tutto, riconducibile proprio al gruppo Dema. Dei 225 dipendenti, un centinaio sono stati assunti dalla DAR e la restante parte è rimasta in capo alla DCM che adesso è in uno stato di liquidazione, con la cessione delle attività alla DAR. Allo stato attuale, si registra un massiccio ricorso alla cassa integrazione che per molti (87) si concluderà a settembre 2021 con scarse speranze di ricollocazione. 
Insieme ad altri parlamentari ho profuso il massimo sforzo per giungere ad un pieno coinvolgimento del Governo. Ed il primo importante risultato ottenuto è stato quello della concessione di una rateizzazione dell’Inps al gruppo Dema. Altri risultati potranno essere ottenuti, ma questo gruppo deve fornire garanzie precise in relazione al mantenimento dei livelli occupazionali. Non si può pensare di continuare ad utilizzare denaro pubblico senza fornire garanzie per i lavoratori diretti e per l’indotto. 

On. Mauro D’Attis – parlamentare di Forza Italia