È paradossale che siano solo gli operatori portuali privati coloro i quali chiedono una coesione tra tutti gli enti pubblici e che cessi la guerra in corso tra il Comune, l’Autorità Portuale e ora parte della politica!
In qualunque esempio di collettività sono le parti offese e le vittime a ribellarsi al pubblico che sbaglia. A Brindisi è il sistema che ribolle al proprio interno e che continua a farlo da anni a discapito di una intera collettività che dovrebbe confidare nel ruolo di buon padre di famiglia che svolgono gli enti pubblici, ad iniziare dal Comune.
Gli operatori continuano a perire, a licenziare, a chiudere, ad assistere al declino inesorabile del luogo che dovrebbe (e potrebbe) fornire benessere e ricchezza ma che è fermo da anni a causa delle continue lotte tra gli enti, degli errori del passato, delle errate prese di posizione personali di amministratori protempore, dell’apatia, dell’inerzia, del menefreghismo o peggio per manifesta ignoranza accompagnata da atteggiamento presuntuoso di chi gestisce il potere attraverso scelte che in un porto -se sbagliate- diventano errori storici e definitivi.
Penso, una su tutte, alla presa di posizione del precedente presidente dell’Autorità Portuale che decise che Canale Pigonati bisognava consolidarlo e mettere fine al progetto di allargamento iniziato dal commissario suo predecessore. Milioni di euro spesi per consolidarlo che sarebbero buttati al vento se oggi il progetto fosse riesumato (così come anticipavamo noi operatori nel combattere –inutilmente- la scelta).
Attraverso un comunicato stampa a firma dell’assessore appena riconfermato all’urbanistica, tralasciando i toni accesi verso il consigliere regionale Amati, si comprende come l’amministrazione e quindi il Sindaco, continui a entrare nel merito delle necessità portuali senza, evidentemente, aver avuto l’accortezza di approfondire le questioni. Eppure sarebbe bastato che il suo assessore avesse contattato, almeno per una volta la “comunità locale esperta nei traffici marittimi” come da lui indicata nel comunicato per accorgersi che:
- Le navi traghetto e ro-ro hanno una dimensione e una capacità di carico che non potrebbero operare nel porto interno ormai da decenni;
- Che la banchina di Sant’Apollinare (non nominata nel comunicato) è una priorità e non ci sono alternative;
- Che le navi da crociera continueranno a non scegliere Brindisi fino a che l’unico ormeggio disponibile sarà il porto industriale;
- Che nel nostro porto c’è solo una banchina (in concessione ad Enel) che dispone di -12mt di profondità e che un porto che si candida ad ospitare navi rinfuse o general cargo di grosse dimensioni ha la necessità di dover dragare oltre quel fondale. E non è il paragone con un altro porto di dimensioni inferiori (Bari) a giustificare la mancanza di necessità di approfondire i fondali. Probabilmente Brindisi è l’unico esempio al mondo in cui un’amministrazione locale non si affianchi alla collettività portuale e all’ente di gestione portuale per ottenere il permesso di dragare.
- Che le doti naturali del porto non possono bastare se non accompagnate da investimenti infrastrutturali se il porto dovrà svolgere la sua funzione di motore e volano economico.
E’ una colpa grave che un’Amministrazione, che ha il compito adottare le scelte per lo sviluppo della città, consideri i mega yacht un danno e un limite al porto.
È inaccettabile che in un comunicato stampa di un Comune capoluogo, che ospita un porto come quello di Brindisi -l’unico in Puglia e in gran parte del mondo che con il suo porto interno potrebbe candidarsi a diventare un punto di riferimento mondiale per questo tipo di traffico- si sbeffeggi e si ironizzi su questo traffico che ovunque è ricercato e considerato prezioso per l’economia indotta che genera al territorio.
E’ inaccettabile che un Comune come quello di Brindisi dichiari: “megayachts delle élites internazionali che magari potrebbero essere riforniti da mercanti di cibi di lusso e da stuoli di camerieri in livrea adatti agli emiri o pseudoemiri di turno certo senza alcuna ricaduta positiva sulla economia della comunità Brindisina e sulla sua necessaria conversione a una economia più avanzata e high tech e in definitiva più internazionalmente competitiva”.
Sarebbe facile ironizzare su tali incredibili affermazioni ma riteniamo che il porto e tutto quello che esso rappresenta, non si meriti questo trattamento.
Se questa visione del porto espressa dall’assessore Borri dovesse essere condivisa dall’intera giunta (e quindi dal Sindaco) ci dovremmo ritenere gravemente preoccupati e, da cittadini, dovremmo porci delle serie domande.
Il Consiglio direttivo OPS – OPERATORI PORTUALI SALENTINI