La decisone della giunta comunale di Brindisi e del Sindaco Riccardo Rossi di formulare un parere negativo rispetto alla richiesta di costruire un deposito di gas metano in una parte della banchina di costa Morena giunge a conclusione di tre pareri tecnici formulati dalla burocrazia comunale e regionale e delle obiezioni esposte da numerose associazioni e organizzazioni della società civile tra cui il Forum.
Abbiamo già spiegato perchè tale localizzazione apparisse inopportuna, in quanto non considera il ruolo strategico del sito prescelto. L’importanza della stessa aerea viene indicata proprio dal Piano Regionale dei Trasporti in vigore: «per quanto riguarda il porto di Brindisi, il Piano Attuativo interviene riaffermando la natura strategica del fascio di binari di collegamento con la rete ferroviaria sulla banchina di Costa Morena ed il potenziamento della viabilità di raccordo con la duplice funzione di servizio alle attività Ro-Pax e di supporto allo sviluppo delle attività logistiche e, in prospettiva, del Distripark». Proprio per tali motivi sono state destinate importanti risorse per infrastrutturare Costa Morena Est collegandola alla rete ferroviaria nazionale. Ci troveremmo di fronte, quindi, ad un impianto che, per vari ed evidenti motivi, sarebbe confliggente con la filiera logistica per la quale sono state investite importanti risorse per l’infrastrutturazione di quella zona portuale. La politica dovrebbe assicurare che le risorse impegnate raggiungano i risultati prefissati e considerare che si starebbe occupando un’area portuale strategica con un impianto il cui scopo principale (per il 75-80%) è soddisfare il rifornimento di mezzi autostradali e solo residualmente quello strettamente portuale. E tutto ciò mentre sono ben disponibili altre aree portuali altrettanto utili e ancora da infrastrutturare.
Quanto accaduto nei giorni antecedenti al consiglio comunale, che non si è voluto esprimere per mancanza del numero legale in aula data l’assenza di tre consiglieri della maggioranza (due PD e uno di IV) oltre quelli dell’opposizione, merita una riflessione. Intanto è utile rilevare l’enfasi con cui è stato espresso il parere favorevole alla realizzazione in questione,per le presunte ricadute economiche del deposito sul porto, da parte di un istituto di ricerca che, a ben vedere, è di proprietà di una banca azionista della società Edison. Nulla di male, ma il conflitto di interessi andava almeno dichiarato come si fa ormai da parte di scienziati che praticano la trasparenza nei riguardi del pubblico a cui si rivolgono.
Il dipartimento sviluppo economico della Regione Puglia, poi, con un parere tra i più possibilisti tra quelli espressi, ha giudicato l’opera realizzabile solo previa dimostrazione della impossibilità di una diversa localizzazione. Il sindaco di Brindisi ha anche ricordato come il governo abbia giudicato l’opera in questione “di pubblica utilità ma non ha incluso Brindisi all’interno del Just Transition Fund”. Il settore urbanistica di Brindisi ricorda poi che l’opera da realizzare in quel punto “può limitare l’operatività della nuova infrastruttura ferroviaria dal momento che durante le attività di scarico delle metaniere sono precluse altre attività di movimentazione container”. Cioè, si blocca una parte di porto per un deposito che interesserà prevalentemente l’autotrasporto.
Quanti parlano di occasione persa per lo sviluppo tralasciano di considerare che quest’ultimo va verso navi alimentate ad idrogeno, che la logistica è un settore a contenuto lavorativo estremamente povero, anche nei salari, che le sorti del porto sono nelle mani di decisioni sovranazionali e che comunque le decisioni riguardanti il porto di Brindisi non possono continuare ad essere assunte, come ha sostenuto ieri il sindaco Rossi ed anche la CGIL nei mesi scorsi, da un’autorità con centro direzionale a Bari.
I traffici portuali potranno forse essere rilanciati se le due principali fonti di occupazione, quelle attualmente numericamente prevalenti, cioè l’agricoltura e l’industria, vedranno una sostanziale espansione. Soluzioni che cedano pezzi di porto ad attività di basso impatto per l’economia locale – come anche nel caso del deposito di carburanti Brundisium – e di interesse al massimo per uno sparuto numero di aziende locali oltre, ovviamente, quelle multinazionali proponenti, ci riportano agli anni del rigasificatore quando il sindaco Mennitti e la gran parte delle organizzazioni politiche e sociali compresero le forti limitazioni che il porto avrebbe subito.
Quanto al rapporto con le multinazionali, infine, la vicenda del deposito costiero fornisce una ulteriore lezione: vengono a impiantarsi a condizioni orientate esclusivamente al massimo profitto. A Ravenna Edison si è impegnata a costruire un nuovo molo che a Brindisi potrebbe collocarsi nell’area di Cerano. In Asia costruisce impianti fotovoltaici off-shore che potrebbe riproporre a Brindisi negli ampi spazi del SIN e sugli uffici pubblici senza ridurre l’operatività portuale. Non è più il tempo di accogliere qualsiasi servizio o produzione, si deve entrare nel merito di ciò che si produce per comprendere se la vantata reciproca utilità di un investimento sia reale o solo supposta.