Esiste il rischio concreto che il processo di decarbonizzazione diventi un alibi per scaricare sui lavoratori la sempre più inconcepibile necessità di abbattere i costi delle operazioni di manutenzione e di movimentazioni all’interno della centrale Enel “Federico II”.

L’ultima gara riguardante l’appalto per il servizio di pulimento crea le condizioni perché si perdano decine di posti di lavoro durante il passaggio di azienda. E tutto questo perché all’interno del bando non ci sono le garanzie occupazionali che ci si dovrebbe attendere da una grande committente che nel corso dei decenni ha maturato utili miliardari dal funzionamento della stessa centrale.
Tra l’altro, il pretesto della decarbonizzazione – e quindi della dismissione della centrale (che ci auguriamo avvenga entro il 2025, come da previsioni) – non può reggere in quanto è un dato di fatto che la centrale continua a produrre energia, a beneficio del sistema-paese.
E’ arrivato il momento, pertanto, che le istituzioni – e in particolare il Comune e la Provincia di Brindisi – svolgano sino in fondo il proprio ruolo a tutela dei lavoratori, richiamando azienda elettrica e Governo alle proprie responsabilità. Non è ammissibile, infatti, che per i dipendenti diretti dell’Enel esistano concrete possibilità di scivolamento verso la pensione, mentre tutti i lavoratori dell’indotto siano esclusi da qualsiasi privilegio in tal senso.
Pensare ad un futuro diverso dal carbone, quindi, è giustissimo, ma non può significare che a rimetterci sia Brindisi, con i suoi lavoratori e con le rispettive famiglie. E’ questo il motivo per cui nessuno potrà più nascondersi dietro programmi irrealizzabili o ipotesi fantasiose che non fanno i conti con la dura realtà di tutti i giorni, in cui ci sono aziende dell’indotto che chiudono i battenti e lavoratori costretti ad incrociare le braccia.

 

 
Pietro Guadalupi – ex Presidente del Consiglio Comunale di Brindisi