Qualche giorno prima del parto se ne rimaneva in acqua, separata dagli altri.
Un segnale chiaro da parte dell’ippopotama più anziana d’Europa che tuttavia, ha lasciato lo staff in apprensione fino al buon esito del lieto evento: Camilla, madre 13 volte e nonna 7, stimata all’ultimo parto già nel 2016 all’epoca della nascita di Popo, ha sfidato la sua età da record e lo scorso 27 giugno ha dato alla luce il quattordicesimo figlio della sua lunga vita. Vulnerabile di estinzione secondo IUCN, tra le minacce che questa specie soffre in natura c’è il bracconaggio per il prelievo dei canini d’avorio, dello stesso materiale delle zanne d’elefante ma più morbidi e facili da intagliare. Oggi gli ippopotami vivono solo in aree protette e, ai ritmi attuali, la specie potrebbe scomparire entro un secolo.
“Mamma e piccolo stanno bene – spiega Camillo Sandri, veterinario e direttore tecnico del Parco Natura Viva – e trascorrono gran parte della loro giornata immersi, durante la quale Camilla lo allatta sott’acqua. I suoi oltre cinquant’anni assicurano al nuovo nato un’accudienza meticolosa, pur non senza apprensioni da parte dello staff in considerazione della sua veneranda età. Eppure, l’istinto di protezione di mamma ippopotamo è sempre vivo: quando deve uscire dall’acqua per nutrirsi di erba preferisce non avere altri intorno e – un pò instabile sulle sue piccolissime zampe – il piccolo la segue da vicinissimo per poi schiacciare un pisolino durante il pasto”. A vederlo, il nuovo nato sembra la miniatura di un esemplare adulto con la differenza che il tipico colore grigio lascia il posto ad un bellissimo rosa sulla pancia, sulle orecchie e sulle zampe mentre sul muso che emerge dall’acqua solo all’altezza degli occhi, sembra avere impresso un placido sorriso. “Il legame tra mamma e figlio è molto forte fino all’anno di età – conclude Sandri – quando il piccolo comincerà a sperimentare un po’ di indipendenza, senza perdere però alcune cure materne. Poi, intorno ai quattro anni, raggiungerà la maturità sessuale e tutta la sua vita, come per ogni ippopotamo, sarà strettamente legata alla presenza dell’acqua”. Animale anfibio per eccellenza, il suo continuo entrare e uscire dai bacini idrici nell’Africa sub-sahariana libera percorsi di terra nei quali l’acqua può incanalarsi e creare ambienti preziosi per gli animali acquatici durate i periodi siccitosi, oltre che aprire varchi nelle praterie in cui pascola a beneficio dei piccoli mammiferi. Eppure, proprio la sua dipendenza dalle zone umide è causa di minaccia: oltre alla piaga del bracconaggio, il conflitto con le attività agricole si espande nei territori e la frammentazione dell’habitat costituisce un altro grande pericolo per questa specie.