Il Movimento NO TAP/Snam della Provincia di Brindisi non può non prendere posizione rispetto alle esilaranti uscite di alcuni personaggi della politica brindisina che hanno parecchia confusione in testa a proposito della c.d. transizione ecologica in generale e di Brindisi in particolare.
Ma come si fa a dare seguito a certe dichiarazioni che non hanno né un senso logico compiuto e né un senso politico degno di essere preso in considerazione, seppur alla lontana?
In questi giorni abbiamo letto sulla stampa locale di alcuni articoli che trattano due argomenti apparentemente distanti tra loro ma accomunati dalla stessa logica assai tipica della politica del “così fan tutti”.
Le esilaranti uscite si riferiscono alle opere di urbanizzazione da realizzare a Torre Rossa e al deposito costiero di GNL di Edison.
Per quanto riguarda Torre Rossa partiamo intanto dal fatto, che è bene ricordare che durante i lavori di posa del gasdotto nei pressi di Torre Rossa Snam ha fatto importanti danni alla falda che alimenta il Canale Li Siedi che a sua volta alimenta il bacino idrico che attraversa il Bosco di Tramazzone.
Giusto casomai sfugga a qualcuno… il Bosco di Tramazzone, oltre ad essere Parco Regionale, è un SIC (Sito di Interesse Comunitario) per cui dovrebbe essere tutelato da Leggi Comunitarie oltre che dalle leggi nazionali e regionali.
Uno degli effetti evidenti di questi gravi danni causati alla falda da Snam è stato che gli abitanti e i contadini della località di Torre Rossa che attingevano l’acqua dai pozzi affioranti adesso non la trovano più.
Ma rischia di non trovarne più anche l’intero bacino idrico che alimenta il Bosco di Tramazzone per cui il problema c’è ed è pure grosso.
Ma oltre questo aspetto è bene anche ricordare ai più che la discussione sulle opere di urbanizzazione da realizzare a Torre Rossa viene da molto lontano, prima ancora che Snam entrasse a calendario per far passare nei pressi di Torre Rossa il gasdotto che si collega al TAP.
Solo che questa discussione si è allungata nel tempo perché evidentemente c’erano e ci sono ancora difficoltà sul piano tecnico-legale che negli anni non hanno consentito alle Amministrazioni Comunali di Brindisi che si sono succedute di trovare una soluzione.
Figuriamoci dovesse trovarla questa Amministrazione a meno che… tutto può succedere… non si faccia aiutare dal mago Merlino.
Certamente la trovata di approfittare di questa situazione per chiedere a Snam, a mo di “indennizzo”, un intervento per sistemare a proprie spese le opere di urbanizzazione di Torre Rossa è davvero geniale.
Occasione più unica che rara, assai ghiotta, per cercare di superare in maniera furba (per fini di consenso elettorale) gli aspetti legali che non consentono, almeno in grandissima parte, di sanare la situazione di Torre Rossa.
Ma ammesso e mai concesso che Snam si renda pure disponibile per mettere a monte un gruzzoletto per farsi perdonare la malefatta del grave danno alla falda del Canale Li Siedi come si può pensare che quel soldino possa servire a finanziare le opere di urbanizzazione senza sanare la situazione legale pregressa di Torre Rossa e farla passare invece come opera di compensazione al territorio?
E’ da folli solamente pensarlo, a maggior ragione dal momento in cui è arci noto a tutti che a settembre riprenderà il processo a TAP (che è collegato a Snam) che è accusata di aver provocato gravi danni ambientali e per le palesi violazioni procedurali nella costruzione del pozzo di spinta a San Basilio, a San Foca, marina di Melendugno, nel quale processo la Regione Puglia e altri comuni salentini sono stati ammessi come parte civile.
Già questo deve valere ad azzerare tutte le altre discussioni sulle c.d. compensazioni perché c’è già un evidente vizio all’origine per cui la propaganda delle opere di urbanizzazione a Torre Rossa con i soldini di Snam è tutta campata in aria.
E ci pare che non ci sia neanche bisogno del consulto della zingara che ce lo possa confermare.
Per quanto riguarda invece il deposito costiero di GNL di Edison anche qui bisogna sottolineare che, se proprio si volesse andare a fondo sull’attuale dibattito a livello planetario sulle misure da adottare per contrastare i cambiamenti climatici, è facile scoprire che il mondo va verso a una drastica riduzione delle fonti fossili.
Soprattutto dal momento in cui il recente rapporto ONU, firmato da un panel di scienziati climatici che verte su un punto centrale per la transizione energetica globale, punta il dito contro il gas metano perché è un gas climalterante 80 volte più potente della CO2.
E nonostante ciò qualcuno a Brindisi, anziché riflettere su cosa si può fare di alternativo per uscire dalle fonti fossili, continua a proporre le vecchie logiche che oggi non sono più accettabili per una serie infinita di ragioni.
Invece Brindisi, per il prossimo futuro, ha bisogno di guardare a una progettazione più organica, coerentemente indirizzata al raggiungimento dei traguardi della Unione Europea di eliminare entro il 2030 il 55% le emissioni climalteranti per renderle neutre entro il 2050.
Non è da molto che il Comune di Brindisi ha dichiarato l’emergenza climatica con un atto politico ben preciso che guarda al futuro, verso una transizione energetica che deve vedere il progressivo abbandono delle fonti fossili.
Brindisi ha subito i drammi delle devastazioni ambientali in nome di un modello di sviluppo portato in dote dalle multinazionali della chimica e dell’energia che hanno imposto solo la logica del profitto a prescindere.
Brindisi ha bisogno di cambiare direzione per scrollarsi di dosso un trascorso infelice pesantemente segnato dalle storture di un sistema deleterio.
Non solo è sconfortante constatare che la politica brindisina è totalmente ignorante su questi argomenti ma è ancor di più sconfortante leggere certe dichiarazioni rese a mezzo stampa da parte di alcuni esponenti politici locali e regionali che, secondo loro, intravedono una irrinunciabile possibilità di sviluppo dell’area portuale con un grosso deposito di gas costruito proprio nello stesso identico luogo dal quale fu cacciata in malo modo la multinazionale inglese LNG British Gas.
A meno che quel qualcuno non voglia utilizzare l’argomento del deposito GNL di Edison per fini strumentali, funzionali solo i propri tornaconti politici particolari e sì che in questo caso sarebbe molto più grave.
E’ purtroppo l’amara constatazione che ancora oggi la politica brindisina, o almeno una buona parte di essa, oltre che a soffrire di ignoranza e vuoti di memoria continua a soffrire soprattutto di pressappochismo cronico.
Ecco perché a volte ritornano, anzi non se ne sono mai andati.