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Fenailp Brindisi:Green pass Si o No?

Sono settimane ormai che questo argomento ci viene proposto su tutti i  media nazionali e non solo. 

Nel governo ci sono varie correnti di pensiero: ci sono coloro che lo  consigliano, c’è chi vorrebbe imporlo e c’è chi, facendo riferimento al  senso di libertà citato nella nostra Costituzione, invita a fare come meglio  si crede. 

Premettiamo che non siamo scienziati e nemmeno virologi e non ci  permettiamo di entrare in discorsi che proprio non ci appartengono, ma  vorremmo porvi il problema dal punto di vista della piccola attività o  imprenditore. 

Il punto cruciale che finora nessuno ha mai toccato è: come faranno  economicamente e come dovranno comportarsi le attività? Facciamo un passo indietro, finora per accedere ovunque si davano dei  semplici dati (nome, cognome e recapito telefonico) dati facilmente  reperibili, ma ora?  

Secondo il governo ogni imprenditore dovrà poter accedere ai dati  sensibili di ogni cliente. 

Chi siamo noi per accedere a queste informazioni? Godremo di una  speciale giurisdizione all’interno delle nostre attività?

Inoltre, vista la non obbligatorietà del vaccino, chi entrerà in un negozio o  ristorante senza green pass, correrà il rischio di essere considerato un  untore. Inoltre, scusate la franchezza ma, visto il momento delicato, quel  singolo cliente non possiamo lasciarcelo scappare. Ci vuole molto a  fidelizzare pochissimo a perdere. 

Un’ altra domanda sorge spontanea, pur di sopravvivere abbiamo lasciato  a casa i nostri collaboratori, ora però dovremmo assumere uno steward  all’entrata per scansionare i pass? Parliamo di una spesa insostenibile e  inaccettabile. 

Infine, con cosa effettueremo la “lettura” di questi “lasciapassare”?  Dovremo acquistare un apposito lettore dotato di un programma di  censimento? Avrà sicuramente un costo che attualmente non possiamo  affrontare.  

Il discorso non può limitarsi ad un semplice “si o no” ma bisogna  affrontare ogni sfaccettatura della questione, dedicando un’ attenzione  speciale a noi imprenditori messi in ginocchio dai tanti mesi di chiusura,  perché davvero non vogliamo i sostegni ma tornare a vivere con i frutti  del nostro lavoro. 

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