E’ stata riportata in questi giorni, su alcuni quotidiani locali, la legittima protesta dei parenti di un paziente che avrebbe atteso 32 ore al Pronto Soccorso prima di essere ricoverato, segnalando l’accaduto all’Assessore alla Salute e al Governatore della Regione.
Una segnalazione giusta, esordisce Giuseppe Carbone, Segretario Provinciale della FIALS, ma che merita alcune puntualizzazioni al fine di fornire ai nostri cittadini una situazione chiara sulle responsabilità manageriali e gestionali della Direzione dell’ASL di Brindisi.
Com’è noto, il Pronto Soccorso ha in dotazione un numero di posti letto di OBI (Osservazione Breve Intensiva), in cui i pazienti con codici di triage più seri vengono “tenuti” in attesa di essere poi dimessi o ricoverati nei reparti di competenza. L’OBI del Perrino da alcuni mesi è stata destinata al ricovero dei pazienti affetti da Covid-19, per cui l’osservazione breve necessariamente deve essere attuata nelle stanze normali di consultazione dove i pazienti non sono abbandonati a sè stessi, ma seguiti dal personale Medico e infermieristico per poi avviarli al reparto di degenza specialistico.
In queste ore i parametri vitali sono sempre monitorizzati, nonostante i limiti imposti da una giornata tipo in cui al P.S. accedono oltre 120 pazienti, di cui ben 4 in Codice Rosso, cioè in pericolo imminente di vita, che necessitano di assistenza immediata e che distolgono la maggior parte del personale da tutte le altre incombenze per affrontare l’emergenza critica, ben 17 in Codice Arancione, che richiedono un trattamento entro i 15 minuti, ben 9 in Codice Azzurro, da affrontare non oltre i 30 minuti e 80 Codici Verdi, definiti dal triage differibili.
Bisogna, peraltro, far presente, sottolinea Carbone, che i pazienti gravi non giungono certo scaglionati, ma a flusso continuo, essendo il Perrino l’unico nosocomio dell’ASL in grado di gestire tali emergenze, mentre gli altri PS devono affrontare pazienti d’impegno e numero di gran lunga inferiore.
Occorre anche rammentare che frequentissimamente, specialmente in periodi critici quale quello estivo, in tutto l’ospedale non sono presenti posti letto liberi, per cui il paziente che necessita di ricovero deve necessariamente soggiornare in PS in attesa che si renda disponibile un letto, facendo ricorso anche alla pratica della “extralocazione” (ricovero del paziente in un reparto di specialità diversa da quella deputata al trattamento della patologia in causa), pratica più volte denunciata dal Sindacato e criticata dagli operatori sanitari ospedalieri, che si vedono stravolta la loro programmazione ordinaria.
Per tamponare questa grave situazione clinica nel Pronto Soccorso del Perrino, per l’ennesima volta la Direzione Sanitaria del Presidio, a causa dell’insensibilità del Direttore generale Giuseppe Pasqualone ad assumere personale, per lo più infermieristico ed Oss nel lungo periodo estivo, cerca di mettere una toppa prevedendo lo spostamento, con ordini di servizio, di personale medico e infermieristico di altri reparti presso l’unità del Pronto soccorso, in caso, ma certezza quotidiana denuncia Carbone, non dichiarata o meglio nascosta situazione di iperafflusso di pazienti.
Una disposizione della direzione sanitaria che per correre in aiuto del personale del pronto soccorso crea tuttavia gravi disagi assistenziali negli altri reparti del Perrino da addebitare esclusivamente al management aziendale, al Direttore generale Giuseppe Pasqualone.
Infine, come ogni anno, il film che si ripete, una pellicola ormai consumata, il Direttore generale non assume personale e dimentica che il personale medico infermieristico ed Oss, di qualsiasi voglia reparto, deve godere delle ferie estive, pertanto si chiede dove la Direzione sanitaria possa trovare questi professionisti e dipendenti da mandare in pronto soccorso se la maggior parte dei reparti lavora con il minimo numero di personale per garantire tale sacrosanto diritto.
È stato chiesto più volte ai vertici aziendali di rivedere i protocolli di accesso al P.S. e di istituire nuovi modelli organizzativi più efficienti come il “see and treat” e il fast track in modo da ridurre i tempi di attesa oltre che rivedere i protocolli di centralizzazione dei pz afferenti al P.S.
A ciò si aggiunge la completa “dimenticanza” del “rischio clinico”, come se fosse semplice per un infermiere o un medico di reparto trovarsi a lavorare dalla sera alla mattina in una realtà complessa come quella del P.S. Probabilmente tale personale risulterebbe essere d’intralcio più che di aiuto.
A corollario di tutta la vicenda, spiace constatare come tutti i Medici, gli Infermieri, gli OSS e il personale ausiliario del Pronto Soccorso, che hanno sempre lavorato con abnegazione e professionalità, nonostante le croniche carenze strutturali e di personale, che da sempre affliggono la Sanità brindisina, affrontando spesso a “mani nude” la più grave emergenza pandemica da un secolo, in poche settimane siano passati dalla condizione di “angeli ed eroi” a “mostri ” (d’inefficienza) da mettere in prima pagina ed esporre al pubblico.
Si vogliono comunque rassicurare i cittadini brindisini, conclude CARBONE, che tutto il personale del Pronto Soccorso, pur profondamente colpito nell’intimo da critiche ingiuste e gratuite a fronte dell’impegno in ogni contingenza profuso, si applicherà con la consueta dedizione e diligenza ad alleviare le sofferenze dei cittadini e a cercare di ridurne i disagi e i tempi di attesa sopperendo alle limitate risorse strutturali e di personale, a causa di una inefficiente e deludente gestione aziendale finalmente a capolinea a Settembre.