Saremo fuori tempo o fuori luogo ma noi di Left ancora crediamo che chi fa politica e soprattutto chi, in virtù di un mandato fiduciario, amministra, debba essere dotato, più di altri, di capacità di comunicazione e di equilibrio.
Crediamo ancora che amministrare comporti un agire consapevole e competente in vista di obiettivi complessi, sicuramente, ma anche inderogabili. Uno fra tutti, mantenere il senso di comunità.
Crediamo anche che l’agire politico si debba contraddistinguere per la capacità di stare sul presente, di interpretarlo nelle sue istanze più urgenti e nuove, di coglierne le potenzialità e metterle a servizio della famosa comunità. E che il tentativo di spostare le responsabilità su fatti e persone che appartengono ad un ormai trapassato politico sia decisamente poco adulto.
Solo l’azione è nel presente, la reazione, anche scomposta, serve solo ad avvelenare il campo dei rapporti e a creare negatività che mina, per l’appunto, il senso di comunità.
Noi di Left crediamo che chi amministra con consapevolezza dovrebbe avere anche capacità di espressioni più mature. Purtroppo non sempre è così. Si può anche avere l’ultima parola, ma si esce dalla discussione sapendo di aver perso il senso delle proporzioni, delle priorità, dell’equilibrio, per l’appunto. E si baratta tutto questo per una sterile e fragile vittoria che a ben vedere somiglia più a una dolorosa sconfitta, soprattutto se la discussione è degenerata nei toni e nei modi.
Esprimere il proprio punto di vista è fondamentale, in una comunità. Vuol dire arricchirla mettendo in qualche modo a disposizione le proprie idee conoscenze competenze a servizio di un bene comune. Ma oltre quello che diciamo è importante anche come lo diciamo. Se pensiamo che comunicare ed alimentare la relazione all’interno di una comunità sia avere ragione, allora saremo dei pessimi comunicatori. Un buon comunicatore non alimenta lo scontro e non certo per mancanza di coraggio ma perché sa che se due persone vogliono procedere insieme devono prima incontrarsi. Quando c’è solo una lotta di supremazia non può esserci nulla di costruttivo se non un impoverimento della relazione. Chi sa comunicare sa anche ascoltare, perché sa che proprio attraverso l’ascolto è possibile trovare un accordo. Ma se il nostro obiettivo è quello di avere l’ultima parola, non ci interesserà affatto ascoltare ma solo prevalicare. A volte quell’ultima parola ci costerà cara: ci costerà la relazione ed il suo valore nella costruzione del senso di comunità. E se questo è già grave di per sé, diventa intollerabile per chi voglia amministrare.
Non si può infatti amministrare una comunità che non ci riconosce più come punto di equilibrio e di incontro e dunque istanza stessa di democrazia.